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Lazio, lunga intervista a Tare: “Amico dei giocatori, chiave del successo”

Una lunga intervista sulla sua vita, il lavoro da ds e la Lazio

Igli Tare intervista al ds della Lazio. La squadra allenata da Simone Inzaghi continua il suo momento positivo, con un campionato che volge al termine alla grande. Il ds Tare, è orgoglioso del lavoro fatto non solo dall’allenatore, ma anche da ogni singolo giocatore. La sua è stata una lunga intervista, rilasciata a tv Digitalb, la quale è stata pubblicata in diversi step. Ecco le ultime dichiarazioni del ds biancoceleste rese note da poco.

Da giocatore a ds, lo scetticismo e la soddisfazione

 Affrontare lo scetticismo generale sul suo nuovo “mestiere”, a tal riguardo dice: Scetticismo no, ma le persone erano giustamente dubbiose in quanto il mio curriculum non aveva esperienze di questo genere. Nessuno se lo aspettava, per questo era lecito che in molti si ponessero delle domande nel momento dell’annuncio del mio nuovo ruolo da ds”. Ma l’ex giocatore albanese è fiero del suo nuovo mestiere, di cui dice: “Il momento più bello è stato quando ho annunciato il mio nuovo ruolo in Albania, in una conferenza stampa indetta per annunciare il mio addio al calcio giocato. Molti si chiedevano: “Com’è possibile che diventerà direttore sportivo?”. Per me è stato molto semplice, perché la mia carriera è sempre stata ricca di sfide da quando ero al Partizani, poiché sono il figlio di Isa Tare. Qualsiasi cosa mi accadeva era merito di mio padre, secondo loro. Una volta andato all’estero la sfida è diventata contro me stesso”.

Orgoglioso del padre e il dolce ricordo del passato da giocatore

Ciò che ha reso forte e la persona che è, è sicuramente suo padre. Ma la figura importante che ha ricoperto non ha intaccato minimamente il suo percorso di vita. Sul padre dichiara: “E’ stato un peso più per gli altri, perché per me è stato sempre un onore. Con la sua educazione ci ha trasmesso a me e ai miei fratelli il valore del sacrificio, che più tardi nel corso della mia carriera è diventata la chiave del mio successo”. Nel 2008 dice per sempre addio al calcio giocato, cosa che manca nella sua vita. Sul passato dice: “Sono due mondi differenti. Il calciatore vive in un mondo irreale, ma è la professione più bella. Cose semplici, belle senza starsi tanto a spremere le meningi. Parlo molto con i giocatori ora, come se fossi parte di loro. Loro devono sbagliare per capire come possono correggere i loro errori”. Ma il presente dice “direttore sportivo”, attualmente alla Lazio, con il quale ha un gran rapporto con i giocatori ed è felice di essere a Roma. Vive un rapporto a 360° con i giocatori, con i quali non mette barriere: “I giocatori mi chiamano Igli. Non ho mai voluto che mi chiamassero direttore, perché ho sempre voluto instaurare un rapporto amichevole. E’ la chiave per una collaborazione di successo”.

 

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