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Intervista esclusiva a Emilio Muccione: osservatore e intenditore di talenti di calcio in giro per l’Italia

Emilio Muccione, osservatore da tanti anni di talenti in giro per l’Italia ha rilasciato una lunga intervista al sito tuttocalcionews, soffermandosi maggiormente sui giovani emergenti italiani, sul suo lavoro e sui vari aspetti del calcio di oggi. Ecco le sue parole:

Le sue parole in esclusiva a tuttocalcionews

In quale agenzia opera attualmente?– “Attualmente sono libero, in attesa di qualche società. Il mio obiettivo è quello di restare sempre al passo con i tempi e non fermarmi mai. Chi si ferma è perduto. Io sono anche abilitato al ruolo del direttore sportivo fino alla serie D, infatti con la Cavese mi occupavo un pò di tutto (direttore sportivo, capo scouting, responsabile giovanile in onore del grande Peppino Pavone (scopritore di Zeman).”

Com’è nata questa passione che poi è diventata professione?– “Tutto ha avuto inizio dai primi anni delle scuole elementari, quando iniziai a comprare i miei primi album dei calciatori panini invece di studiare le tabelline. Già da piccolo studiavo i giocatori, poi crescendo ho messo in atto quello che ho studiato (mister, ritiri, ecc), da 35 anni dedico al calcio almeno 10 ore al giorno, è un lavoro per me non un dopolavoro. Il mio consiglio è che non sei tu a scegliere la professione ma lui sceglie te. Devi avere la passione per fare questo lavoro se no è meglio che resti a casa seduto sul divano. Se vedi che non sei portato per questo e non hai il fuoco dentro meglio non fare questo lavoro.

Qual è il tuo modus operandi?– “Innanzitutto vado sui campi di calcio, seleziono i calciatori che secondo me hanno qualcosa di importante e poi in base a quello che vedo li propongo alle varie società. Ad esempio se vedo un giocatore da Milan, lo propongo al Milan, se vedo un giocatore da Palermo lo propongo al Palermo. L’importante è dare la possibilità a tutti, soprattutto inserire i giocatori nelle categorie che meritano. Anche perché la cosa più brutta è che non immaginiamo i danni psicologici che un ragazzo possa avere se non viene scelto. Addirittura stanno ragazzi che cadono in depressione e che magari abbandonano questo mondo troppo presto, e questo non è assolutamente una cosa positiva. Se non sei pronto per giocare in prima fascia e vieni escluso la colpa è maggiormente dei genitori, perché a volte non agiscono per il bene del proprio figlio. Ogni ragazzo deve fare il giusto percorso senza affrettare i tempi. Uno su quarantamila arriva sicuro, noi dobbiamo pensare agli altri 39.999 che non arrivano a quei livelli, senza illuderli, ma aiutandoli.”

Viaggi molto per lavoro?– “Certamente, ad oggi però solamente in Italia, all’estero ancora non ho avuto modo, spero un giorno di poterlo fare. Molto spesso vengo anche lì in Campania per veder giocare la Salernitana.”

Che ne pensi del calcio italiano?- “In Italia, a differenza di quello che si legge in giro, siamo pieni di talenti. Solo che ad esempio se io ho Lobotka che è un pensante ed un playmaker, non lo affido ad un mister che vede il calcio in maniera diversa, come ad esempio a Simeone, ma ad un mister tipo Sarri o Spalletti che puntano a far giocare bene le proprie squadre. Quindi bisogna affidare il calciatore giusto al tecnico giusto.”

Perché i giovani italiani trovano più spazio all’estero anziché in Italia?– “E’ una falsa leggenda metropolitana, il problema è il prodotto chi è forte va dappertutto. Ad esempio uno dei miei giovani preferiti italiani è Gianluca Scamacca, andato all’estero per via del suo elevato cartellino che in Italia quasi nessuno si può permettere. In Inghilterra giustamente trova poco spazio perché lì a differenza della serie A, è un campionato nettamente superiore e quindi sono pieni di giocatori bravi e tutte le squadre hanno maggior possibilità di scelte.”

Una sua riflessione sulla partita di stasera Napoli-Milan?– “Allora sulla carta il Napoli è favorito, ma i rossoneri sentono di più questo tipo di sfide, soprattutto grazie alla loro storia e alla loro esperienza internazionale. Il Napoli essendo alle prime esperienze in partite del genere, potrebbe soffrire la pressione di questo match, dipenderà soprattutto da quello, non sarà sicuramente facile giocare in una bolgia come lo stadio Maradona.”

Che ne pensa del fatto che nel calcio di oggi sia più importante per un calciatore il denaro che la fede per la propria maglia? Ci sarà mai secondo lei un ritorno al calcio del passato?– “Il calcio è cambiato ormai, non credo si tornerà più come a prima. Il calcio è un lavoro, è una questione di vita, dipende da vari fattori. La cosa fondamentale è che se ti offrono di più non esiste più l’attaccamento alla maglia, almeno che non sei come Totti che nasci li e decidi di diventare una bandiera.”

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