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Retegui: “Mi piacerebbe venire a giocare in Italia”

Mateo Retegui attaccante del Tigre e della Nazionale italiana si racconta in un’intervista alla Gazzetta dello Sport tra passato, presente e futuro. Di seguito le sue dichiarazioni.

Mateo Retegui in un’intervista alla Gazzetta dello Sport: “A luglio è probabile che venga ceduto”

Sul colpo migliore: “A me non piace descrivermi, preferisco che siano gli altri a farlo. Sono molto autocritico con me stesso e lavoro forte per migliorarmi, perché a livello fisico che mentale, puoi sempre provare a fare qualcosa di più. Il mio mantra è che le mie virtù siano sempre migliori e che i miei difetti diventino virtù. L’obiettivo in campo è che ogni cosa che faccio sia la più naturale possibile”.

Sul futuro: “Il presidente Melarana ha detto che a luglio potrebbe essere probabile che io venga ceduto. A me piace molto l’idea, è un sogno per tutti quelli che giocano a calcio, i più grandi sono in Europa”.

Su quale squadra italiana fa il tifo: “Tante. Ci sono grandissimo club, mi piacciono tutti”.

Sull’interesse dell’Inter: “Non c’è niente di concreto e non so cosa stia succedendo, è papà che si sta occupando del futuro. Io con la testa sono al 100% sul Tigre”.

Sul possibile derby di mercato tra Inter e Milan per acquistarlo: “Non so se sia vero. Ripeto, se ne sta occupando mio papà con i dirigenti del Tigre”.

Su quale campionato preferisce giocare: “Dove sia meglio per me. Mi piacerebbe molto venire in Italia, ma è ancora molto presto. Però sarebbe bellissimo diventare un protagonista del campionato, uno che segna tanti gol. Come mi piacerebbe segnarne tanti anche per l’Italia, una delle Nazionali più importanti della storia”.

Sulla Nazionale italiana: “Un giorno a inizio anno stavo tornando da un allenamento e papà mi chiama per dirmi che aveva una notizia molto importante. Ma non mi sarei mai immaginato una cosa così, nemmeno nel più bello dei sogni avrei potuto pensare di giocare per l’Italia, a Napoli, nello stadio che porta il nome di Diego Armando Maradona. Debuttare in quello stadio con la maglia dell’Italia è stato stupendo, è difficile da spiegare, per tutte le sensazioni che provavo quando sono entrato in campo, sentire tutta quella gente. Bellissimo. Avrei solo voluto vincere, sarebbe stato il debutto perfetto. Non appena papà mi ha detto che Roberto (Mancini, ndr) mi voleva, il mio sì è arrivato velocissimo, non c’era molto da pensarci. Non ho parlato con Mancini prima di venire in Italia, lo ha fatto solo mio papà. Con Roberto abbiamo poi parlato tanto a Coverciano, soprattutto di tattica e di come lui intende giocare. Devo ringraziare lui, tutto lo staff tecnico e i miei compagni per come mi hanno accolto e fatto sentire. Non mi sarei mai immaginato di vivere tutto questo. Ho provato a sfruttare al massimo ogni giorno per conoscere l’ambiente e iniziare a capire meglio il calcio europeo, che è molto diverso da quello argentino: è più veloce, dinamico, intenso. Si adatta a me, mi piace molto. Adesso l’obiettivo è di prepararmi ancora meglio a livello fisico e mentale se l’Italia mi dovesse richiamare. È una squadra dura, molto fisica, mi piace molto. So che adesso tanti hanno molte aspettative su di me, ma io ne ho altrettante di giocare per quella squadra. Sto studiando la lingua italiana, in realtà la capisco perfettamente e la parlo già. Ma siccome sono un perfezionista, mi vergogno a farmi sentire fino a che non lo parlerò davvero bene. Lo stesso per l’inglese. Muoio dalla voglia di esserci il 15 giugno contro la Spagna in semifinale di Nations League, ma è Mancini che deve deciderlo”.

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