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Javier Zanetti: “Ho detto no a tante big. Volevo solo l’Inter”

Javier Zanetti ex capitano dell’Inter ha rilasciato un’intervista a Tuttosport in cui l’argentino racconta soprattutto la sua storia. Di seguito le sue parole: “Avevo tre anni e mi hanno regalato un pallone da cui non mi staccavo mai. Nel quartiere Dock Sud ad Avellaneda, a duecento metri da casa, c’era una piazza e un campetto: è iniziato tutto lì. Abitavamo vicino allo stadio dell’Independiente, mia madre era molto tifosa: in Argentina il magazziniere avvertiva la curva dell’ingresso in campo della squadra e, quando faceva il segno, esplodeva tutto. Avevo i brividi e pensavo “chissà se anch’io proverò quell’emozione. Ci sono riuscito“.

L’ex capiano dell’Inter Javier Zanetti: “No a Manchester United e Barcellona”

L’Intervista continua con il racconto dell’arrivo all’Inter di Javier Zanetti:  “Sono arrivato a Cavalese, in mezzo ai giornalisti, con un sacchetto che conteneva i miei scarpini. Mi hanno preso dal Banfield, una squadra sconosciuta, mentre Rambert arrivava dall’Independiente dove aveva vinto il campionato da capocannoniere. In più quell’anno arrivarono pure Roberto Carlos e Paul Ince. Io ero il quarto straniero e all’epoca potevano andare in campo solo in tre ma il destino ha voluto che giocassi subito ed è nato un legame molto forte. Qui mi hanno fatto sentire subito a casa“. 

Il rifiuto al Real Madrid: “Nel 2001 avevo parlato con Valdano, il loro allenatore: mi voleva a Madrid. Era quasi tutto fatto ma ho deciso di restare e l’ho detto a Moratti”. C’era un’offerta importante sul tavolo: “Io però, oltre ai soldi, consideravo la famiglia, il rapporto con i tifosi e il fatto che volessi lasciare il segno a Milano. Mi hanno “tentato” pure il Manchester United e il Barcellona. Trovai Ferguson in un aeroporto: mi salutò, mi chiese quando scadeva il contratto ma io ero felice a Milano, nonostante fossero anni molto complicati per l’Inter. Altrove avrei fatto una carriera importante, ma non mi sarei trovato come all’Inter“.

L’abbraccio con Messi nella finale dei Mondiali: “L’ho visto iniziare in nazionale e meritava questa soddisfazione. L’ho ringraziato perché ha coronato il sogno di tutti gli argentini. A Doha in quei giorni si respirava un’aria speciale: tutti volevano che Leo alzasse la Coppa“.

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