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Inter, l’ex Julio Cesar: “La finale di Madrid il punto più alto della mia carriera”

In nerazzurro dal 2005 al 2012, Julio Cesar conquistò i tifosi dell’Inter a suon di parate guadagnandosi il soprannome di ‘Acchiappasogni’. Il portiere brasiliano, oggi al Flamengo, sabato giocherà la sua ultima partita nella sfida con l’America Mineiro. Sulle colonne della Gazzetta dello Sport, il pipelet classe ’79 si è raccontato a pochi giorni dalla sua ultima partita.

Inter Julio Cesar prima del ritiro

“Il Flamengo, i suoi tifosi: mi hanno preso che ero un bambino e mi hanno accompagnato finché sono diventato
un uomo, pronto per il calcio europeo. Sarò io che ringrazierò loro. Come sanno bene i tifosi dell’Inter, me ne frego delle telecamere e non mi sono mai vergognato di farlo. Se mi verrà voglia piangerò, quindi credo proprio di sì.  È possibile che rimanga nel calcio, ma non so ‘come’: è presto per parlare di futuro. 

La parata più bella? Dite tutti quella su Messi nella semifinale di Champions a Barcellona e forse avete ragione
voi. In quella partita, in quel momento, contro quell’avversario. Una delle prime cose che insegnano a noi portieri è che una parata è bella solo se è importante. Quella fu importantissima.

Tre le emozioni più grandi. La prima, Campeonato Carioca 2001, Flamengo-Vasco. Dovevamo vincere con due gol di scarto, Dejan Petkovic segnò il 3-1 su punizione a due minuti dalla fine. La seconda è ovviamente Madrid, la Champions. Di sicuro il punto più alto della mia carriera. La terza, Mondiale 2014: i due rigori parati contro
il Cile negli ottavi di finale. 

Quel segreto nerazzurro

“Ero arrivato all’Inter da poco: seconda di campionato, Palermo- Inter. Mancini in settimana mi fa: ‘Corini lo conosco bene, se sulle punizioni gli sistemi la barriera al contrario lo mettiamo in difficoltà’. Ero perplesso,
ma gli dico: “Tu sei il boss, faccio come mi dici”. Il sabato, punizione di Corini e palla all’incrocio. 

Tre settimane dopo andiamo a Torino a giocare con la Juve. Mancini: “Con Nedved ho giocato, occhio che le punizioni le tira basse sul tuo palo”. Punizione di Nedved: sopra la barriera e 2-0. I giornalisti iniziano a martellare: che scarso Julio Cesar sulle punizioni. Alla ripresa prendo il Mancio da una parte: “Boss, facciamo così: se sbaglio, sbaglio io, ma d’ora in poi scelgo io. Ok?”

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