Calcio femminile

Insulti sessisti all’arbitra 16 enne. L’ira del ministro Spadafora

Insulti sessisti all’arbitra 16 enne, è successo a Taranto in una partita di “Giovanissimi“. Protagonisti i genitori dei ragazzi, che dicono:”Ennessima vergogna”.

 

Taranto: insulti sessisti all’arbitra 16 enne

L’ultimo episodio arriva da Taranto, dove una 16 enne, che stava arbitrando la partita tra Asd Sava Neos Academy e Ragazzi Sprint Crispiano, per il Campionato regionale giovanissimi, è stata oggetto di offese sessiste. Gli insulti sono arrivati addirittura dai genitori dei piccoli atleti, che stavano seguendo la partita, ospitata nella città di Sava, in provincia di Taranto, dalla tribuna dello stadio comunale ‘F. Camassa’.

L’ira del ministro dello sport  Spadafora

Sull’episodio è intervenuto il ministro dello Sport e delle Politiche giovanili, Vincenzo Spadafora: “Ancora offese sessiste ai danni di una ragazza arbitro di 16 anni.

Stavolta è accaduto in un campetto di periferia nella provincia di Taranto: le offese non sono arrivate dai giovanissimi calciatori che disputavano la gara, bensì dai genitori presenti sugli spalti. Oltre a dare la mia solidarietà alla ragazza, voglio condannare fortemente questa ennesima vergogna, anche e soprattutto perché proviene proprio da chi dovrebbe educare e dare il buon esempio”.

Insulti sessisti all’arbitra 16 enne: episodio denunciato dal padre

L’episodio è stato denunciato da Antonio Abatematteo, padre dell’arbitro minorenne. Le offese sessiste sarebbero iniziate già dai primi minuti di gioco. E a poco è servito l’intervento dell’allenatore del Crispiano, che a fine primo tempo è andato a sotto la tribuna per riprendere i genitori dei ragazzi, ma anche lui è stato insultato, che lo invitavano a raggiungere gli spogliatoi.

Gli insulti, come riportato dalla testimonianza, sono poi proseguiti per il resto della partita. La società Asd Sava Neos Academy, che in una nota ufficiale ha preso le distanze da quanto accaduto durante la partita, ha condannato il gesto e ha spiegato poi che “gli autori – si legge – non sono identificabili come tesserati della società”. Ricordando che sono false le accuse arrivate relative a una presunta recidività dell’evento.

 

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