Juventus – Bologna, de Ligt tocca col braccio: ecco perché non è rigore [FOCUS]
Archiviata la sosta per le nazionali, la Serie A è ritornata a pieno regime anche dal punto di visto delle polemiche. È questo ciò che ci ha lasciato Juventus – Bologna, soprattutto negli ultimissimi minuti di gioco abbastanza concitati. A scatenare i veleni è stato un tocco col braccio di Matthijs de Ligt in area che l’arbitro Massimiliano Irrati non ha ritenuto punibile con un calcio di rigore.
Juventus – Bologna, il tocco di de Lig è rigore?
Come si vede dal video in basso, il centrale olandese interviene in scivolata per allontanare un cross dalla destra ma si ritrova a lisciare il pallone che va poi a sbattere contro il suo gomito sinistro. A quel punto, il direttore di gara si è affidato al silent-check e il VAR della partita, l’arbitro Michael Fabbri, ha deciso di lasciar proseguire e non assegnare un potenziale rigore.
Falli di mano: ecco com’è cambiato il regolamento
Rispetto alle scorse stagioni, il comportamento degli arbitri rispetto ai falli di mano è decisamente cambiato per decisione dell’International Board della FIFA. L’ente – che ha il potere di stabilire qualsiasi modifica e innovazione delle regole del calcio – ha modificato la discriminante nel regolamento: da quest’anno, non si parla più del fattore volontarietà bensì della postura del corpo e vengono condannate le mani/braccia “posizionate in modo innaturale aumentando lo spazio occupato dal corpo”.
A prescindere dal fatto che il tocco sia frutto di un rimpallo o di un tocco involontario, la casistica relativa ai falli di mano avvenuti durante una scivolata è definita così:
- se tocca la palla con il braccio in appoggio e questo è attaccato al corpo, non è fallo;
- se il braccio in appoggio è lontano dal corpo, è fallo;
- se tocca con l’altro braccio e questo è lontano dal corpo, è fallo.
Dunque, se consideriamo l’ultimo punto in questione, è evidente come ci sia un errore da parte dell’arbitro e del VAR circa il caso de Ligt. A scagionare il duo Irrati – Fabbri, però, c’è un’eccezione riportata nel regolamento dell’AIA 2019/20 e che recita:
- di solito non è un’infrazione se il pallone tocca le mani/braccia del giocatore: se proviene direttamente dalla testa o dal corpo (compresi i piedi) del calciatore stesso.
Inoltre, nell’episodio specifico, a salvare l’ex Ajax è stato l’aver svirgolato maldestramente la palla col piede sinistro, che nella valutazione complessiva ha fatto sì che quell’intervento goffo non fosse considerato infrazione. Il regolamento, infatti, chiarisce che il tocco è punibile “a meno che il calciatore non giochi intenzionalmente il pallone che poi tocca le mani-braccia”. Le mani/braccia del difensore della Juventus, per di più, non erano “posizionate in modo innaturale aumentando lo spazio occupato dal corpo” poiché non erano “al di sopra dell’altezza delle spalle” : de Ligt ha il braccio in linea con la spalla, praticamente a 90° rispetto al busto.
Come si evince da quest’analisi, l’arbitro e il VAR non hanno sbagliato a non concedere il calcio di rigore ai felsinei. Più che dare la colpa ai direttori di gara e polemizzare per i vari episodi, però, dovremmo interrogarci su un’altra questione: in che direzione sta andando l’evoluzione dello sport più amato al mondo? Il regolamento, come appena visto, è talmente minuzioso da dare l’impressione di smentirsi con le numerose eccezioni. E la decisione di eliminare il concetto di volontarietà per rendere più oggettiva la valutazione del fallo di mani sembra essersi trasformata nella classica toppa peggiore del buco.