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Nazionale, il rimpianto di Ventura: “Non avrei mai dovuto accettare quel ruolo”

La mancata convocazione ai Mondiali sembra non essere stata ancora digerita dagli italiani ma anche dal tecnico Giampiero Ventura, che intervenuto ai microfoni di ‘Radio CRC’ è tornato sull’argomento. L’allenatore ex Chievo ha parlato anche della sconfitta contro la Svezia.

Nazionale parole Ventura: “Avrei messo Insigne in porta pur di vincere quella partita”

“Io ho vissuto un’esperienza negativa che è quella della Nazionale. Il rimpianto è quello di non aver capito che non avrei mai dovuto accettare, non c’erano i presupposti per poter portare avanti la mia idea di calcio. Quello che è successo poteva buttare fuoco sul fuoco dell’entusiasmo e ho più voglia di prima. Quando volevo lasciare? Durante tutto il periodo”.

Su Insigne:

“Insigne? Se vi volessi far contenti direi di sì. Io con lui sono in ottimi rapporti. Non ha mai parlato male di me? Ma perché dovrebbe parlarne male! (ride). Sudditanza alla BBC? No assolutamente. Nel momento in cui tu schieri una squadra con un modulo. Nel Napoli non aveva mai fatto la punta. In base al modulo a volte un giocatore può essere penalizzato. Si poteva fare il 4-3-3 con la Svezia? Col senno di poi si poteva fare tutto. Avrei messo Insigne in porta pur di vincere quella partita (ride)”.

Sul Napoli:

“Pochi spettatori al San Paolo contro la Samp? Non sono in grado di dire perché. Di certo è un peccato, conoscendo Napoli e i napoletani è evidente che c’è qualcosa che non va. Il Napoli è secondo con un grande allenatore, con la possibilità di mantenere la sua posizione e la possibilità di migliorare. Qualcosa non va, ma non so cosa. Non posso giudicare non vivo lì”.

Su Ancelotti:

“I napoletani andavano con piacere allo stadio perché hanno visto una squadra che ha divertito tifosi e anche gli italiani. È arrivato Ancelotti con una storia incredibile. Lui è ripartito da dove Sarri aveva lasciato e poi piano piano sta portando avanti le sue idee”.

Su De Laurentiis:

Quando sono arrivato a Napoli io non esisteva niente e De Laurentiis era abbastanza a digiuno di calcio. Non si può prendere in esame quel periodo, erano gli albori di un periodo che stava per nascere, ma non si sapeva ancora come. Oggi a Castelvolturno c’è un centro sportivo, all’epoca sarebbe stato un sogno. Bisogna dare il merito che da poco tempo si è passato dal non avere le maglie alla Champions League. ADL mi chiese subito la promozione in B? Non chiese niente perché non c’era niente (ride)”.

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