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La solita barzelletta, impotenza italiana: “Vorrei ma non posso”

Barzelletta italiana – Quanto accaduto la notte di Santo Stefano in occasione della partita tra Inter e Napoli è tanto grave quanto triste. Una notte da dimenticare tra quanto si è verificato all’esterno dello stadio a quello che si è visto ed ascoltato all’interno di San Siro. Una serata che doveva essere uno spot per il calcio italiano nello stadio simbolo, “La Scala del calcio”, si è trasformata nell’ennesimo scempio tutto made in Italy.

La morte di un tifoso, un ragazzo, l’ennesimo figlio di una mamma che piange senza sapere il perché e di un paese impotente. Un agguato di una gravità assoluta che non ha colori e soprattutto nessuna associazione con il gioco del calcio. Il tutto unito ai “soliti” buu di razzismo ed i cori di discriminazione territoriale. Soliti, è proprio questa la parola che più fa male. 

Lo scempio del giorno dopo: la solita barzelletta italiana

A rendere tutto ancora più triste il solito teatrino a cui il giorno dopo certi episodi si deve obbligatoriamente assistere in Italia. Trasmissioni tv e radio con addetti ai lavori e non che si dividono nel solito teatrino tra chi condanna e chi non vuol cadere nei luoghi comuni.

Così si passa dalla tragedia, dai buu razzisti ai “bu bu bu” che riempiono le bocche di tante e troppe persone brave a ripetere slogan e denunciare, ma stando a guardare. Le solite belle parole, ma nemmeno tante belle, che poi svaniscono nel nulla. Qualcuno si prende anche la briga di condannare il calcio come modello sbagliato di questa società: ma state scherzando?

Il calcio è la vittima della società (in)civile italiana

Per chi non lo avesse ancora compreso è la bella società italiana che ha perso valori e regole, il calcio è solo la fotografia di questo scempio. Quello che è accaduto fuori dallo stadio è solo un atto di criminalità organizzata che andrebbe punito, come in ogni paese civile, con l’arresto.  Il problema è proprio quello delle famose punizioni, dell’incertezza della pena, dell’impunità tricolore.

Solitamente episodi come questo rappresentano il famoso “aver toccato il fondo“, il momento nel quale fermarsi e ripartire in modo serio. In Italia invece questi avvenimenti bui e tristi sono solamente il momento delle chiacchiere e del dimenticare in fretta, ma soprattutto del non agire.

Basti notare le tante parole che si sono ripetute in queste ore da personalità importanti, dagli spalti al campo, presenti in quello stadio: “La prossima volta…”. Ecco questo è uno dei problemi di questo paese: rimandare sempre tutto alla prossima tragedia e così via all’infinito.

Potrei dilungarmi per ore ad analizzare ogni minimo aspetto di quanto accaduto dall’agguato, al razzismo, alle decisioni del giudice sportivo, ma non cadrò mai nella solita barzelletta. La gravità di quanto accade è sotto gli occhi di tutti, non serve discutere bisogna solo agire!

E allora basta! Sveglia tifosi….

Da amante di questo meraviglioso sport che dovrebbe garantire l’inclusione ed il rispetto, le vere vittime continuiamo ad essere noi. Io e voi, noi tutti che amiamo il calcio ed al quale dedichiamo ore ed ore delle nostre giornate muovendo inoltre quella che oggi è un’azienda milionaria.

È inutile girarci intorno le speranze che qualcuno cambi qualcosa sono davvero ridotte ad un lumicino. Vogliamo riempire gli stadi con le famiglie? Per insegnare ai ragazzi ed al futuro di questo paese cosa sia il razzismo e l’odio? Si perché allo stadio ormai è questo che si va fare.

Ed allora cari tifosi voi che siete le vere vittime di questi episodi, voi che venite spesso associati ai delinquenti, voi che amate il calcio che viene infangato. Voi siete i veri protagonisti di questo sport ed allora vi prego salvate questo gioco che sta morendo sempre più rapidamente…

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