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FOCUS TCN – Nazionale, cosa ci ha lasciato in eredità il girone di Nations League

Italia girone Nations League: bicchiere mezzo vuoto della gestione Mancini

Italia-Svezia 0-0, Italia-Portogallo 0-0. Stesso teatro, stesso risultato, emozioni simili vissute a caldo al triplice fischio finale. La Nazionale arriva seconda nel girone di Nations League e lascia con l’amaro in bocca la sua prima esperienza in questa competizione, dove sono emersi a galla tutti i difetti di una squadra che sì, è migliorata rispetto al recente passato, ma ha su di sé dei blocchi mentali che non riesce a scrollarsi di dosso.

Polonia e Portogallo gli avversari degli azzurri. Due squadre comunque temibili ma non paragonabili a Brasile o Francia. Insomma, non due grandissime del calcio mondiale, a maggior ragione se da tutto questo discorso tecnico si evita di inserire nella Seleçao lusitana un certo Cristiano Ronaldo. Un’Italia che ieri è scesa in campo con il meglio dell’arsenale che ha a disposizione ma che comunque non è bastato per superare un modesto Portogallo.

Italia, pochi gol con Mancini: solo 6 in 7 gare

L’Italia di Mancini anche ieri ha fatto riaffiorare lo stesso identico problema che si trascina avanti da un pò: non si riesce a fare gol e nel calcio non è mica poca roba. Va bene il giocare bene, va bene il cambio di modulo più propositivo, ma non si possono chiudere gli occhi di fronte a carenze di personalità e carattere che ciclicamente emergono palesi. Sia con Ventura che ora con Mancini i discorsi sono simili ed il risultato finale purtroppo è sempre lo stesso.

L’ultimo CT in grado di alzare notevolmente il livello mentale è stato Antonio Conte, maestro sotto questo aspetto. “Dove non arriviamo con la tecnica, arriveremo con la rabbia e la tattica”. Questo il dogma principale dell’ex allenatore di Juventus e Chelsea, che ha saputo fare di necessità virtù. In questo periodo storico della Nazionale dove il talento è qualitativamente meno eccelso rispetto ai recenti anni ’90 e 2000, si dovrebbe primariamente tornare a lavorare su quella linea tracciata da Conte piuttosto che farsi trascinare da facili isterismi di “bel giuoco” e giudizi iper positivi su risultati che non esistono. I due gol in quattro partite (uno su corner e un altro su rigore) dovrebbero aprire definitivamente gli occhi a tutti, si spera.

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