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ESCLUSIVA TCN – Rayo Vallecano, Piovaccari: “Vi racconto le mie avventure in Spagna, Cina e Australia. Su Icardi…”

Un passato in Italia tra Triestina, Treviso, Ravenna, Cittadella, Sampdoria, Brescia, Novara, Grosseto e Ternana, ma soprattutto in giro per il mondo tra Steaua Bucarest, Eibar, Western Sydney, Córdoba e Zhejiang Yiteng. Il presente, invece, è nel Rayo Vallecano che vuole riportare subito nella Liga. Segni particolari: bomber di provincia, ma nemmeno troppo visto che ha girato il mondo con la valigia in mano con tanto di avventure in Cina e Australia. Stiamo parlando di Federico Piovaccari, attaccante della terza squadra di Madrid che ha parlato in esclusiva ai microfoni di TuttoCalcioNews:

“La Spagna ormai è la mia seconda casa: mia moglie è spagnola e questo è il quarto anno che gioco qui. In estate ho avuto la chiamata del Rayo Vallecano, una squadra che punta a tornare nella Liga e quindi non ci ho pensato due volte ad accettare. Per ora ho firmato un anno di contratto e il futuro è tutto da vedere. Penso che alla mia età bisogna guadagnarsi tutto sul campo, che sia un nuovo contratto oppure un rinnovo. E una chiamata di questo livello è stata molto soddisfacente. L’obiettivo che ci siamo prefissati è sicuramente la promozione”.

L’intervista di TCN a Piovaccari

Per chi è ormai alla quarta stagione in terra iberica sono chiare le caratteristiche che distinguono la Serie A dalla Liga:Le differenze tra campionato italiano e spagnolo ci sono principalmente ad livelli alti: qui Barcellona, Real Madrid e Atletico Madrid fanno un campionato a parte mentre in Serie A – anche se la Juventus vince ormai da otto anni – è sempre difficile che le big vincano facilmente ovunque per via della tattica e della fase difensiva. Infatti non ci sono quasi mai partite che finiscono 6-0 come avviene in Spagna quasi ogni domenica”.

“In sostanza, nella Liga c’è troppo divario tra le prime tre che sono di un altro pianeta e le altre squadre. Giocare al Bernabeu e al Camp Nou è una sensazione bellissima, tutti sognano di farlo fin da piccoli. Passare in poco tempo dalle partite col Grosseto a quelle contro Messi e Ronaldo, che al massimo potevo disputare solo alla Play Station, è un’esperienza che ti fa capire come alla fine il lavoro paghi“.

Le avventure all’estero

Il tour del mondo è iniziato nel 2013, quando il 34enne fu ceduto in prestito alla Steaua Bucarest: Il primo anno che sono andato via dall’Italia è stato per approdare alla Steaua Bucarest, dove ho disputato una delle mie stagioni più importanti a livello calcistico e non. Bucarest è una città bellissima e la squadra è paragonabile alla Juventus, all’Inter o al Milan: giocavamo davanti a 50 mila persone, in trasferta avevamo il tifo a nostro favore e ho avuto la possibilità di disputare la Champions League. Penso che rimanendo in Italia non avrei avuto quest’opportunità”.

“Dopo Bucarest sono passato per la Spagna dove ho giocato nella Liga con l’Eibar. Successivamente è arrivata la chiamata dall’Australia e ho voluto provare un’esperienza completamente nuova, anche se non è stata come mi aspettavo. In seguito sono ritornato in Spagna al Cordoba e poi sono rimasto senza contratto. A quel punto ho avuto l’opportunità di andare a giocare in Cina e l’ho accettata volentieri. Sono state esperienze che rifarei volentieri, non solo dal punto di vista calcistico, e che consiglierei a qualche connazionale. Tutto però dipende dagli obiettivi personali e dalla famiglia. Se ho temuto di uscire dai radar andando a giocare così lontano? Sì, ho avuto un po’ questa sensazione quando sono andato in Australia”.

Credevo di trovare un calcio migliore perché era l’anno successivo in cui arrivò Del Piero. Sembrava una situazione favorevole: il calcio australiano viveva il suo boom, il campionato sembrava in crescita e andavo a vivere a Sydney con la famiglia. Lì però ho capito che si trattava di una bolla, visto che il livello non è mai cresciuto come sta avvenendo in Cina dove tanti club stanno ancora investendo molto. Quindi, dopo l’esperienza in Australia, ho temuto di avere qualche difficoltà: c’era pur sempre qualche chiamata, ma il deficit dell’ultimo anno a Sydney poteva influire sulla mia carriera. Fortunatamente sono andato a Cordoba e da lì rimasto più o meno sempre all’estero a parte i sei mesi alla Ternana nel 2018″, ha dichiarato Piovaccari.

Gli inizi all’Inter

Inevitabile, successivamente, fare un bel passo indietro nei ricordi e ritornare ai tempi in cui militava nella Primavera dell’Inter. L’esordio coi nerazzurri, però, non è mai arrivato:Quando ho iniziato io c’era troppa paura di bruciare i giovani. Adesso c’è più coraggio nel rischiare e lanciare un giovane in campo, anche se in Italia credo che si faccia ancora fatica a trovare spazio rispetto ad altre parti. Non perché non crediamo troppo nei giovani, ma non li aspettiamo come fanno volentieri all’estero dove il ragazzo resta comunque nel gruppo per essere pronto nel momento in cui gli viene concessa un’occasione. In Italia, se le cose non vanno bene, si tende a cambiare subito perché si vuole vincere: si pensa più all’oggi che al domani”.

Piovaccari su Icardi

A proposito di Inter, il classe ’84 ha detto la sua sulla corsa scudetto e su quel Mauro Icardi con cui si allenava ai tempi della Sampdoria:L’Inter può vincere lo scudetto? Me lo auguro, è arrivato Conte e sappiamo tutti di che pasta è fatto. Sarà difficile perché la Juventus è la squadra da battere, però penso che l’Inter abbia le carte in regola per metterla in difficoltà più che mai. Icardi? Quando l’ho conosciuto era giovane, si allenava con noi ma giocava con la Primavera. Si vedeva che aveva qualcosa in più rispetto agli altri, pur avendo 19 anni”.

“Lui ha avuto la fortuna e la tenacia di restare alla Sampdoria, dove è cresciuto e ha avuto alcune opportunità che ha saputo sfruttare. La vicenda con l’Inter sappiamo tutti com’è andata: è sempre brutto quando delle cose extra-calcistiche ti impediscono di dare il meglio di te. Per giunta ci hanno perso tutti, sia il giocatore che la stessa Inter perché è passata da avere un giocatore da 20 gol a campionato a doverlo regalare in prestito. Insomma, non è stata una buona operazione. Ma quando sei di troppo in un club è giusto che pensi alla tua carriera. Per questo motivo, credo che Mauro abbia fatto bene a cambiare squadra”.

L’esperienza negativa alla Sampdoria

I sei mesi alla Sampdoria sono stati da dimenticare per Piovaccari, anche se – col senno di poi – il calciatore ha trovato comunque la sua fortuna: “Arrivai come capocannoniere della Serie B e la Sampdoria aveva bisogno di ripartire per ritornare subito in Serie A. Le cose non sono andate benissimo nei primi mesi e c’è stata una rivoluzione a gennaio, quando mi è stato detto che volevano cambiare l’attacco e infatti arrivò Eder. Quindi ho preferito fare altre scelte e andare altrove per giocare di più. Magari se fossi rimasto alla Samp avrei dimostrato quello che valevo, ma forse così non avrei potuto giocare la Champions con lo Steaua“.

Proprio in blucerchiato, ma non solo, l’attaccante ha avuto modo di giocare con calciatori che hanno avuto carriere più che soddisfacenti: Bruno Fernandes è quello che mi ha stupito più di tutti: si vedeva che aveva qualcosa in più quando si allenava con noi, ma non mi sarei aspettato che arrivasse a questi livelli. So che è stato vicino al Real Madrid, quindi ha fatto una crescita importantissima. Eder, Mustafi, Pellè e Seferovic avevano già un loro curriculum alle spalle, mentre Bruno Fernandes era alle prime armi ed è sempre difficile capire a che punto possa arrivare un giovane”.

Piovaccari su Bonucci e D’Aversa

Bonucci? Veniva dalla Primavera dell’Inter e non giocò tantissimo al Treviso durante il primo anno, poi ha fatto un’ottima carriera passando comunque per squadre come Pisa e Bari prima di approdare alla Juventus. Ormai è un punto fermo della Nazionale e sono contentissimo per lui. Ho giocato con D’Aversa quando era a fine carriera e si vedeva che era già un allenatore in campo. Adesso sta facendo una grandissima carriera da allenatore e spero che continui così, togliendosi moltissime soddisfazioni”.

Quell’esordio mai arrivato in A e le offerte dall’Italia…

L’esordio in Champions League e quello mancato in Serie A è un paradosso che il 34enne ha provato a spiegare così: “Non so di preciso il motivo. Dopo un buon campionato con l’Eibar, dove segnai 7 gol pur non giocando tutte le partite, mi aspettavo qualcosa in più anche perché avevo ancora un altro anno di contratto con la Sampdoria. Non dico che mi dia fastidio il fatto di non aver mai giocato in Serie A, però spesso mi sono chiesto il perché. Ormai è il passato e non rinnego nulla, sono contento della carriera che ho fatto e spero di continuare a togliermi altre soddisfazioni”.

Ho avuto qualche chiamata dalla Serie B prima di accettare il Rayo Vallecano, che è comunque un top club della Segunda Division. Questo è un campionato molto competitivo e quindi identico a quello della Serie B italiana. Ovviamente la visibilità che ho in Spagna è maggiore rispetto a quella che avrei in Italia, dove comunque già mi conoscono e qualcuno mi segue ancora. In ogni caso, se ci sarà l’opportunità di ritornare in Italia la coglierò ben volentieri, ha rivelato il numero 14 del Rayo Vallecano.

Gli obiettivi ed i sogni per il futuro

“Ho 35 anni e spero di giocare almeno altri due anni, anche perché fisicamente sto bene. Quest’anno l’obiettivo è andare in doppia cifra e riportare il Rayo Vallecano nella Liga. Non ho ancora pensato al futuro ma sicuramente rimarrò nel mondo del calcio perché ormai è la mia vita. In questo momento però non ci penso perché credo che sia ancora presto per capire se sarò un allenatore, un dirigente oppure un procuratore”, ha concluso Piovaccari ai nostri microfoni.

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