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ESCLUSIVA TCN – Almere, Soleri: “Sento la fiducia della Roma, l’esordio in Champions League fu una gioia immensa e inaspettata”

L’intervista esclusiva di TCN a Soleri

Da San Paolo ad Almere in Olanda, passando per Buenos Aires e Roma. Più di 27 mila chilometri tra una città e l’altra, due continenti diversi e una sola passione: il football, lo sport che unisce mondi diversi e annulla le distanze, spaziali e culturali, tra un paese e un altro. Numeri alla mano, si può dire che Edoardo Soleri ne ha fatta di strada prima di esordire nel calcio professionistico in Champions League con la Roma nel 2015 e approdare in prestito all’Almere, dove il classe 97′ ha già segnato 5 gol in 9 partite in Eerste Divisie.

Insomma, l’attaccante avrà fatto pure il giro lungo per arrivare al calcio che conta, ma per un ragazzo che fino al 2013 giocava ancora tra i dilettanti è davvero tanta roba. In esclusiva ai microfoni di TuttoCalcioNews, Soleri ha parlato innanzitutto dei primi mesi trascorsi in Olanda:Qui mi trovo bene, sicuramente il problema della lingua c’è perché l’olandese è molto difficile. Per fortuna l’allenatore è italiano e mi spiega il tutto nella nostra lingua. L’ambientamento procede bene giorno dopo giorno, sono felice e spero di adattarmi sempre di più a questa realtà che è sicuramente diversa da quella italiana”.

Perché ho scelto l’Almere? In Italia c’era un po’ di incertezza sui ripescaggi e in molti mi dicevano di aspettare, ma nel frattempo avevo anche altre offerte dall’estero. Venivo da un anno in cui avevo giocato poco a Spezia e avevo giocato bene e abbastanza con l’Almeria, quindi la mia priorità era trovare maggior continuità per segnare un po’ di più. Qui il nostro allenatore mi ha fatto sentire subito importante, il campionato di serie B olandese è di buon livello e sono felice di quest’esperienza. Ovviamente, un domani vorrei ritornare in Italia. Consigli da Strootman? Non ho parlato con lui, ma prima di venire qui mi sono confrontato con la società e anche loro pensavano che fosse la scelta migliore, ha proseguito il giovane centravanti.

Tornando alla scorsa stagione, il 21enne ha commentato così le esperienze in Serie B e Spagna: “Cosa è andato storto allo Spezia? Ci sono tanti fattori da considerare e non è sempre facile, ma questo fa parte del calcio. Sono arrivato a Spezia con altre aspettative e non mi aspettavo l’arrivo di Gilardino, anche se è stata comunque una fortuna allenarmi con lui. La società voleva che rimanessi fino alla fine, poi si è inserito l’Almeria e ho sfruttato quest’occasione. Non c’è stata la possibilità di rimanere in Spagna perché sono cambiate molte cose lì, però mi sono trovato bene ed è stata un’ottima esperienza che mi ha fatto fare uno step in più. Adesso mi sento sicuramente migliorato perché confrontarti con campionati diversi è sempre uno stimolo in più e ti migliora ulteriormente”.

Differenze tra calcio italiano e olandese? Penso che il calcio bene o male sia uguale dappertutto. Qui sicuramente c’è un’attenzione maggiore alla fisicità e all’intensità, mentre il calcio italiano è più tattico. All’Almere curiamo anche quest’aspetto perché l’allenatore è italiano, ma non sono molto abituati a lavorare sulla tattica. In Olanda, inoltre, c’è molta più velocità e 1 contro 1. La Serie A, soprattutto con l’arrivo di Cristiano Ronaldo, è considerato il miglior campionato del mondo insieme alla Premier League. I miei compagni di squadra, che prima non conoscevano tutte le squadre, ora invece mi chiedono ‘L’Empoli com’è come squadra? Perché la Juve ha vinto solo 2-1 contro di loro?'”, ha sottolineato Soleri.

Come scritto nell’incipit, l’infanzia del numero 9 dell’Almere è stata “particolare” e lui stesso ne ha parlato in questo modo:Ho vissuto i primi 10/11 della mia vita in Sud America per seguire mio padre che gira molto per lavoro. Forse aver viaggiato fin da piccolo mi ha aperto mentalmente a queste esperienza all’estero. I primi calci ad un pallone li ho dati in Brasile, il mio idolo era Ronaldo e mi ricordo che il calcio era vissuto in un modo simile all’Italia. Sia nel nostro Paese che in Brasile si vive solo per questo sport. Una volta, durante un torneo giocato da piccolo, presi un colpo e mi misero dei punti in testa. Il dottore mi disse che non dovevo assolutamente giocare, mia madre però sapeva quanto ci tenessi a giocare la finale e alla fine vincemmo pure. Quando giochi a calcio tutti i dolori ti passano”.

Prima di approdare in lidi più prestigiosi, la strada di Soleri è stata lunga: Non ho mai avuto l’ossessione da parte dei miei genitori o di qualcun’altro di diventare a tutti i costi un calciatore. Essere cresciuto senza troppe pressioni è stata la mia fortuna, così sono stato libero di decidere e scegliere cosa volessi fare. Quando sono tornato dal Sud America ho giocato per un settore giovanile dilettantistico, dove c’era Baronio come tecnico che è stato molto importante per me: anche se non sono passato subito in un settore giovanile professionistico ho avuto degli allenatori che mi hanno fatto migliorare tanto. Dopo due anni sono andato a fare un provino con la Roma, che però mi ha scartato. Ci rimasi male però anche ciò ha innescato qualcosa dentro di me. Successivamente, ho fatto un provino anche col Bologna e neanche loro mi presero. Infine sono riuscito ad arrivare alla Roma “da grande”. All’inizio facevo il centrocampista e nelle prime 4/5 partite andavo sempre in tribuna, poi Muzzi ebbe per fortuna l’intuizione di spostarmi in avanti: ci ha visto lungo e devo molto a lui per questo”.

Inevitabile, poi, parlare del suo esordio in Champions League:È stata una gioia immensa e inaspettata, ci ho sempre creduto e l’ho sempre sognato. Sono stato anche fortunato perché perdevamo 3-1 col BATE e stava per entrare Uçan. Poi la Roma ha segnato il 2-3 Torosidis e Garcia mi chiama e mi ha fatto entrare in campo: è stata la gioia più grande che sono riuscito a vivere da calciatore, un momento bello ed emozionante per me e per la mia famiglia. È strano esordire prima in Champions League che in campionato come Zaniolo? Non lo so se c’è qualcosa di strano in questo, parliamo molto di fortuna e opportunità. Sono stato tante volte in panchina in Serie A, magari se fosse servito il mio contributo in quel momento sarei entrato in una partita di campionato invece che in Champions. Quando giochi per la Roma – che sia in campionato o in Champions – è sicuramente una cosa bella che ti porti indietro tutta la vita, spero un giorno di riuscire a tornare e rigiocarci. Dispiaciuto per il mancato esordio in Serie A? No. Certo mi avrebbe fatto piacere ma giocando nella Roma sai anche che ci sono tanti campioni. Quando ti siedi in panchina e vedi giocatori come Totti capisci che ci sono delle gerarchie e le devi accettare, anche se sei giovane e vorresti spaccare tutto. Ogni cosa ha il suo momento, magari allora non era il mio e un giorno arriverà”.

E a proposito di campioni: Con Totti avevo un buon rapporto perché lui è unico: fa sentire tutti a proprio agio ed è stata una delle mie più grandi fortune aver condiviso allenamenti, partitelle o addirittura la panchina con lui. È sempre stato il mio idolo e il giocatore italiano più forte di sempre, aver avuto questa fortuna è stato incredibile. Ricordo la prima volta in cui mi sono allenato con lui e non mi sembrava vero, avevo quasi paura a rivolgergli la parola. Lo stimavo talmente tanto che ero quasi in soggezione. Dzek0? È uno dei miei punti di riferimento a cui cerco di rubare sempre qualcosa. È uno degli attaccanti più forti che ci siano in circolazione e devi sempre imparare da chi è più bravo per cercare di arrivare un giorno a quei livelli, oppure fare qualcosa che possa avvicinarsi a loro”.

Degli allenatori avuti a Roma, invece, Soleri ha parlato così: Garcia e Spalletti sono due grandi allenatori con cui mi sono trovato sempre bene in allenamento, loro sono abituati a lavorare con giocatori di grande livello e quindi ti posso insegnare molte cose. Con Spalletti sono riuscito a fare anche un ritiro e una tournée in America. Alberto De Rossi è stata una figura molto importante, ancora oggi lo sento spesso perché è come un padre calcistico per noi giovani che arriviamo nella Primavera della Roma. Lui sa come prenderti, consigliarti e ha sempre una parola buona per te oppure sa quando è il momento di tirarti le orecchie. È stato importante per me perché mi ha fatto esordire 2/3 anni sotto età in Primavera mentre non giocavo tra gli Allievi. Anche come persona mi ha migliorato molto”.

Guardando al presente, l’attaccante ha detto la sua sul momento attuale dei capitolini: “Seguo la Roma anche qui in Olanda e penso che gli alti e bassi siano dovuti al fatto che il campionato è diventato sempre più competitivo e nessuna partita è scontata. Magari in Champions League, che ci sono meno partite e sai che devi dare il 100% per passare il turno, i giocatori entrano più concentrati. In ogni caso, penso che la Roma abbia una squadra importante e possa rimettersi in carreggiata per la zona Champions e per qualcosa in più. Le pressioni dell’ambiente? Giocare nella Roma non è facile perché ho amici romanisti che dopo due sconfitte mi chiamano e sono avvelenati (ride, ndr). Giocare con la maglia giallorossa è bello ma allo stesso tempo può essere anche brutto: quando vinci il derby, i giocatori sono i più forti del mondo; quando perdi, invece, sono i più scarsi. Roma ha sicuramente bisogno di più equilibrio ma forse il bello è che i tifosi siano così passionali e attaccati alla squadra“.

Ad esempio Lorenzo Pellegrini, con cui ho un bel rapporto, è stato criticato ingiustamente ad inizio anno anche se è un grande lavoratore e il centrocampista italiano più forte che ci sia tra i giovani insieme a Barella. Ero dispiaciuto quando sentivo qualche critica ingiustificata, poi lui è stato bravo a trasformarle in applausi dopo il derby: è passato da giocatore criticabile a insostituibile, questo fa sempre parte dell’ambiente. In generale, mi aspettavo questo exploit di Pellegrini perché fin dai primi tempi in Primavera si vedeva che aveva qualcosina in più degli altri ed ero sicuro che avrebbe fatto una grande carriera. Conosco le sue qualità e so che è un giocatore forte che sposta anche gli equilibri. Qualche ex compagno ha un po’ deluso le attese? C’è chi matura prima, chi più tardi. Alcuni hanno bisogno di più tempo per maturare e fare esperienza perché purtroppo molti non giocano in Italia: penso a miei ex compagni come Di Livio e Bordin che stanno avendo difficoltà a giocare in B e Lega Pro. Ognuno ha il proprio tempo di maturazione”, ha sottolineato la punta classe ’97.

Su un possibile ritorna nella Roma in futuro, Soleri ha dichiarato:Monchi non mi ha fatto nessun tipo di promessa, anche perché non penso ci sia bisogno. Il mio sogno è quello di ritornare alla Roma ma non mi precludo niente. La società la sento molto vicina perché Balzaretti, che si occupa dei giocatori in prestito, è molto presente e mi è venuto a trovare qui in Olanda. Lui è una figura importante come Massara, con cui ho un ottimo rapporto: ci sentiamo spesso e mi dà molti consigli. Adesso sta a me ripagare questa fiducia che mi danno. In questo momento penso solo a far bene, poi a fine anno si valuterà tutto. Non escluso un ritorno in Italia come non escluso un ritorno in Spagna oppure una nuova esperienza in Inghilterra. Io voglio soltanto giocare e dove ci sarà l’opportunità migliore per me sarò pronto a coglierla. Interessamenti di club italiani? Sì ci sono stati, però avevo bisogno di giocare ed è stato giusto fare uno step intermedio all’Almere prima di cercare qualcosa di più importante”.

A dieci anni dalla prima puntata di Romanzo Criminale, il centravanti ha parlato così dell’omonima con Fabrizio Soleri, Il Freddo della serie tv:Ho conosciuto e fatto una foto con Vinicio Marchioni, molti mi facevano questa battuta soprattutto quando Romanzo Criminale era molto più seguito. Spesso e volentieri continuano a farla, ormai mi sono abituato e fa sempre ridere“.

 

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Soleri ce chiamano solo le guardie????#freddo

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La mia esultanza? Ogni tanto la faccio ancora mentre mio fratello vorrebbe che la facessi sempre. È nata perché ho una passione per l’NBA e per James Harden, che è uno dei miei giocatori preferiti. Una volta il fisioterapista che avevo in Primavera mi disse: ‘Se segni esulta come lui’. Quel giorno ho fatto gol ed è nata quell’esultanza del “mescolare”. Qui pensano che sia riferito alla pasta e fa molto ridere. Se ci sarà modo continuerò a farla”.

In futuro spero di arrivare più lontano possibile: tornare in Serie A è sicuramente uno dei miei obiettivi. Dove posso migliorare? Non penso ci sia una cosa sola da migliorare e devo farlo in tutto giorno dopo giorno, perché nel calcio devi stare sempre al 100%. Devo sicuramente fare qualcosa in più a livello fisico e qui ne posso approfittare perché sono molto avanti con le strutture e i preparatori sono disponibilissimi”, ha concluso il classe ’97 dell’Almere parlando dei suoi obiettivi per il futuro.

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