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Sergio Busquets: “In una finale può succedere qualsiasi cosa”

Sergio Busquets, centrocampista spagnolo, prossimo a lasciare dopo 15 anni il Barcellona ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Di seguito le parole del calciatore.

Le parole di Sergio Busquets nell’intervista alla Gazzetta dello Sport

Su Guardiola: “Mi prende per mano e mi fa attraversare questa strada enorme che separa la Tercera dalla Champions. Mi dà fiducia, io lo ascolto e lo seguo. Mi ha cambiato la vita. Già nel Barça B avevo fatto un master con lui. Era già il migliore del mondo, ma non lo sapeva ancora nessuno. Poi se ne sono accorti tutti. E continua ad esserlo“. Secondo il centrocampista spagnolo è il migliore perché “migliora tutto quello che tocca. Le squadre, e i giocatori. Ha vinto in Spagna, in Germania, in Inghilterra. E sempre lasciando un segno. Ok, sono squadre forti, ma con lui sono progredite, hanno acquisito qualcosa in più, e un’identità precisa. E i giocatori sono cresciuti. Tutti giocano come vuole lui. In questi 15 anni ha provato tante cose nuove, la sua è un’evoluzione continua, si è adattato ad altre culture, ad altre idee. Quest’anno si è inventato il cambio posizionale di Stones. Prima aveva lavorato sul concetto del laterale. Ha preso il ‘9’, dopo aver provato senza successo qui con Ibrahimovic e in Haaland ha trovato soluzioni alternative: in partite importante con lui ha la possibilità di giocare uno contro uno. Gli rinfacciano la Champions lontano dal Camp Nou? Assurdo“.

Sulla finale di Champions League: “Tutti pensano che vincerà il City, ma occhio. Primo perché in una finale può succedere qualsiasi cosa, e non è una frase fatta. E secondo, e questo è ancora più importante, quando giochi contro una squadra come l’Inter che ha un sistema così preciso, identificato e rodato, con 5 difensori, 3 centrocampisti e due attaccanti, tutto diventa molto difficile. L’Inter si chiude benissimo, in mezzo è molto raccolta e ha l’aiuto degli attaccanti. Lo dico per esperienza, perché quest’anno ci abbiamo giocato due volte e abbiamo sofferto. L’Inter magari non crea tantissime occasioni, ma gioca con due attaccanti contro due centrali, e li, in questa situazione, io vedo l’Inter capace di far danno al City. Può succedere di tutto“.

Sul parallelo con la semifinale tra Inter e Barcellona del 2010: “Si, è la testimonianza che in una partita secca, penso al ritorno al Camp Nou, anche quella che tutti in quel momento consideravano come la squadra migliore d’Europa può essere fermata ed eliminata. Con giocatori esperti, di qualità, altamente motivati. Avevano il loro modo di giocare, che non era né migliore né peggiore del nostro. Era la loro idea e l’hanno applicata al meglio. Io preferisco fare altre cose, gestire la palla e attaccare, ma loro ciò che dovevano fare l’hanno fatto al meglio“.

Su Mourinho di nuovo in finale di una competizione europea: “Esatto. È sempre li. Col Leverkusen hanno sofferto ma ripeto, c’è un’idea. Di più: ok, per me difendere è più facile che attaccare, ma la cosa comporta la difficoltà di dover convincere i giocatori a un sacrificio enorme. Ripiegare per 90 minuti è complicato, tutti devono lavorare, collaborare, restare uniti, soffrire. Persuadere Eto’o a fare il terzino non è così scontato. Devi avere idee chiare e personalità“.

Su Luis Enrique: “Lo vedo benissimo: è un allenatore che ha le idee molto molto chiare, un leader che spiega e illustra bene le cose“.

Sul possibile futuro al Napoli di Luis Enrique: “Si, ho letto. Però il Napoli con Spalletti ha piazzato l’asticella molto in alto. Ha vinto la Serie A, è arrivato ai quarti di Champions League. Non è facile superare o anche soltanto mantenere questo livello“.

Sul giocatore che lo ha impressionato di più: “Haaland. Non avevo mai visto uno con una falcata tanto ampia e potente. Impressionante“.

Sul suo futuro: “Andrò a giocare fuori dall’Europa, non so ancora dove. Non posso pensare di dover affrontare il Barça da avversario per obiettivi importanti. Sarebbe difficilissimo e non voglio“.

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