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Napoli, Koulibaly: “Scudetto? Perso in tre partite. Sarri? Non mi vedeva e chiesi la cessione”

Kalidou Koulibaly torna a parlare della sua stagione e carriera a Napoli. Il difensore nella lunga intervista rilasciata a So Foot ha parlato del mancato Scudetto, sino a parlare di quando Rafa Benitez gli chiese di arrivare nella squadra azzurra. Queste le parole del giocatore riportate da La Gazzetta dello Sport.

Si parte dallo Scudetto sfumato nelle ultime giornate: “Lo scudetto l’abbiamo perso contro squadre che avremmo dovuto battere: Sassuolo, Milan, Chievo. Anche se giocare sempre dopo la Juve non era facile, perché influisce sulla pressione per il risultato. Capisco che fossero in Champions, ma ad un certo punto ne sono usciti ed è stata dura psicologicamente. E difficile è stato assistere alla sconfitta dell’Inter con la Juve.

Eppure sembrava decisiva la sua rete allo Stadium: “Non mi ricordo più cos’è successo dopo il gol. Per me è importante restituire l’affetto della gente”. Da amante del pallone soprattutto quello francese tanti i suoi idoli: “Da franco-senegalese ho amato anche Marius Trésor, Desailly, Thuram. Non solo perché neri, ma anche perché si sono integrati in Francia”.

Intervista Koulibaly Napoli So Foot: “Scudetto perso in tre partite”

Razzismo:”Difficile far finta di niente. Ma quel giorno un bambino laziale si scusò per quanto successo. Gli regalai la maglia. La volta dopo i tifosi del Napoli vennero allo stadio con delle maschere con il mio volto ritratto. La prova che mi sono vicini. Il problema è di tutto il Paese e anche i napoletani lo subiscono, perché gente del sud”.

Si passa poi al passato, presente e futuro a Napoli: “Ho ancora tre anni di contratto, vedremo. Peccato Reina sia andato via. Ricordo ancora quando Benitez mi chiamò? Ma gli riattaccai in faccia due volte, pensavo fosse uno scherzo. De Laurentiis voleva uno sconto perché ero dieci centimetri più basso di quanto aveva letto su Internet. Benitez mi diede una lezione con bicchieri e forchette al posto di difensori e attaccanti. E mi chiedeva come mi sarei mosso. In quindici minuti ho imparato un sacco di cose.

Piccolo aneddoto anche su Sarri:”All’inizio però non mi calcolava. Gli chiesi di essere ceduto. Il club si oppose. Poi iniziò a farmi giocare. E pur di non uscire dai titolari giocavo anche se ero sfinito. Sarri mi ha trasmesso un’altra visione del calcio. Certi allenamenti senza opposizione sono da pazzi”

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