Serie A

Empoli, il presidente Corsi: “No problemi di gioco e mentalità”

Fabrizio Corsi, presidente dell’Empoli ha rilasciato un’intervista a La Nazione, in cui ha parlato dell’ultimo periodo negativo della sua squadra, ferma a quota 28 punti in classifica. Di seguito un estratto delle sue dichiarazioni.

Il presidente dell’Empoli, Fabrizio Corsi in un’intervista a La Nazione: “La prestazione contro l’Udinese mi è piaciuta”

Sull’ultimo periodo negativo dell’Empoli: “Vedo la stessa squadra che ha battuto il Sassuolo e il Monza, ma anche la Samp e la Cremonese. Partite che sono risultate equilibrate e dove gli episodi ci sono venuti a favore, mentre ora ci girano decisamente contro. “Non ci sono problemi di gioco e di mentalità: la squadra lotta e soffre. Spesso ci scordiamo che davanti abbiamo avversari che giocano nella parte sinistra della classifica, come ad esempio l’Udinese. Eppure si dà per scontato che si debba vincere per forza”.

Sulla prestazione di Udine: “A me la prestazione con l’Udinese mi è piaciuta. Paradossalmente mi era piaciuta meno la prestazione contro il Napoli, senza volersi nascondere sul valore degli avversari. In quel caso i ragazzi mi erano sembrati meno convinti, mentre con l’Udinese li ho visti compatti ed efficaci specialmente nella zona nevralgica“.

Sui gol presi da calcio d’angolo: “Fino a Roma era il dato che più ci tranquillizzava, perché marcando a zona riuscivamo a compensare la mancanza di fisicità. Ora il dato è diventato questo, ma non possiamo sottolinearlo più di tanto altrimenti lo trasformiamo in paura. Se pensiamo che ogni angolo sia un gol poi diventa uno spauracchio, invece non deve diventare un assillo”.

Su Zanetti, allenatore dell’Empoli: “E’ un appassionato e gran lavoratore. Si troverà a gestire situazioni nuove, ma la nostra storia parla chiaro: può ricalcare la carriera di chi lo ha preceduto”.

Su Fazzini e Baldanzi: “Li pensavamo pronti per la fine del campionato, invece lo sono già da tempo. E con l’arrivo del caldo, due pesi leggeri come loro possono essere avvantaggiati. Non dobbiamo enfatizzarli, ma accompagnarli: hanno fatto progressi enormi e possono crescere ancora”.

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