Calcio estero

L’intermediario Italia-Cina, Oberto Petricca: «Ecco come il virus ha piegato il calcio»

Fughe dalla Cina. Contratti strappati anche dopo le firme. L’epidemia del coronavirus ha avuto immediati riflessi sul calciomercato della Chinese Super League, coinvolgendo i giocatori che vivono in Oriente.

 

Il coranavirus ha colpito il mondo del calcio cinese

Spiega l’avvocato esperto di trasferimenti e di calcio cinese Oberto Petricca, «Questo tragico evento ha influito in modo sensibile e concreto, anche perché è arrivato dopo il cambio già determinante sul salary cap. In tanti hanno rinunciato a trattative con stipendi importantissimi».

«I possibili danni sulla salute si sono rivelati determinanti nella scelta: hanno rinunciato anche calciatori non di primissima fascia. Poi c’è chi vive in Cina e ha fatto una risoluzione concordata prima del 31 gennaio per poter firmare entro fine febbraio. Ma quelli che vogliono risolvere il contratto adesso, dovrebbero trovare un mercato aperto come quello americano, con stipendi molto più bassi. Ci sarà quindi questo fenomeno di ritorno in estate. Intanto è rientrato Carrasco all’Atletico Madrid».

La nostalgia per l’Europa ha colpito anche El Shaarawy. L’attaccante è stato accostato alla Roma per una possibile avventura bis: «Mi è arrivata questa voce da operatori che lavorano in Cina. Non sorprende la sua nostalgia, un sentimento accentuato da quello che sta succedendo. Per tornare si sarebbe dovuto ridurre di cinque volte l’ingaggio».

Cambiamento nel mondo del calcio cinese: trattative on line

È cambiato anche il modo di operare, gli incontri dal vivo si  sono ridotti e si lavora soprattutto su internet. Ma il pericolo di contrarre il virus, cambia in base alla provenienza.

Ad esempio «molti italiani superano il timore chiedendo delle informazioni precise sulle città. Mentre i calciatori che giocano in Germania, Belgio ed Inghilterra sono contrari a concludere qualsiasi trattativa. I più audaci si confermano gli africani e i giocatori dell’Europa dell’est».

Il campionato è stato sospeso e resta l’incertezza sulla ripartenza. «Il rinvio non può determinare una risoluzione del contratto. Si parla di fine Marzo come possibile ripresa, ma dubito che possa essere così: è ancora troppo pericoloso far andare le persone allo stadio».

A Pechino si respira un aria surreale

I rischi poi cambiano da città a città. «A Shanghai non c’è un timore assoluto, così come a Nanchino, la città di Suning. Discorso simile per Shenzhen: dove allena Donadoni e dovrebbe andare Dzemaili, il fenomeno è molto meno sentito. In ogni caso, il tecnico è sembrato tranquillo.

Anche Dalian, sede della squadra di Benitez e di Hamsik, è considerata quasi priva di rischi. Pechino, invece, risente di questa sospensione della vita normale. L’atmosfera è surreale». Un capitolo a parte merita ovviamente Wuhan. «Ci vorrà molto più tempo per le partite. Lì c’è una psicosi particolare».

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