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Milan – Torino, intervista a Lentini: “Io meglio di Cristiano Ronaldo”

Ex ala, tra le altre di Milan e Torino, Gigi Lentini è uno dei doppi ex della sfida che andrà in scena questa sera a San Siro tra le squadre di Gattuso e Mazzarri. In un’intervista a La Gazzetta dello Sport Lentini ha parlato delle sue ex formazioni e di Cristiano Ronaldo.

Milan – Torino, intervista a Lentini

“Se avrei creduto di trovare rossoneri e granata al quarto e al sesto posto a questo punto? Scommesso no, però lo avrei sperato. Entrambe stanno facendo bene, devono acquistare solo più continuità. Spero che possano durare fino alla fine. Il Toro è una squadra forte, aiutata da un campionato che non corre: non è un obiettivo proibitivo”.

Il paragone con CR7

“Io il Cristiano Ronaldo della mia epoca? Non voglio esagerare ma, con le dovute proporzioni, io sono stato di più perché in quegli anni era impensabile l’acquisto di un calciatore a quelle cifre: oggi è normale spendere 70, 80, 100 milioni per un giocatore, quasi più nessuno ci fa caso. Invece quando io andai via da Torino scoppiò un pandemonio, mamma mia che ricordi.

Cosa combinai io? Cosa combinarono loro, i dirigenti del Torino: io al Milan non volevo proprio andarci. Giuro. Ultimo giorno di calciomercato, mancavano poche ore alla chiusura, in sede al Milan ci aspettavano Berlusconi e Galliani per le firme. Partimmo da Torino in auto io e i miei procuratori Pasqualin e D’Amico. Superato il casello di Milano feci fermare la macchina. E dissi ai miei procuratori: ‘Al Milan non vado più, torniamo indietro’. Momenti di panico, i procuratori chiamarono papà: ‘Gigi è impazzito’, avevano le mani nei capelli. Il tempo stava scadendo… Infine mi convinsero e oggi non mi pento: ci sono offerte che non si possono rifiutare. Se avessi seguito il cuore, sarei rimasto al Toro.

Berlusconi? Dopo che chiuse l’accordo con Borsano, con me è impazzito: gli ho detto di no almeno quattro volte prima di accettare il Milan. Lui non comprendeva il mio rifiuto. Al Milan ho scoperto un Berlusconi attentissimo, premuroso, faceva tutto in funzione della vittoria. E più si vinceva più lui voleva vincere”.

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