Serie A

Gonzalo Rodriguez: “Ho 36 anni e sei interventi alle gambe”

E’ intervenuto a gianlucadimarzio.com, l’ex difensore della Fiorentina Gonzalo Rodriguez, svelando diversi aneddoti sulla sua carriera. L’argentino che a parlato anche di Borja Valero e della sua voglia ormai terminata di giocare a calcio.

Gonzalo Rodriguez e la sua decide di smettere

“Che il calcio non mi è mai mancato mi sono reso conto che è arrivato il momento di godermi i compleanni dei miei figli, di portarli al parco. Avevo perso la voglia di allenarmi, di lasciare casa per andare in ritiro. Ho 36 anni e sei interventi alle gambe”.

Il retroscena dell’argentino su Borja Valero

“Dovevo andare via dal Villarreal perché eravamo retrocessi. La situazione economica era difficile e io volevo cambiare. Poi però è arrivata la Fiorentina. Macia e Pradè volevano prendere sia me che Borja Valero. O tutti e due o nessuno. Borja non sapeva che fare: ‘Guarda che Firenze è bellissima’, gli dicevo per convincerlo. Alla fine disse di sì. A novembre vincemmo 3 a 1 a San Siro con il Milan. Eravamo quarti. Quando tornammo, la stazione era piena di tifosi. Da lì fu amore.

Gonzalo Rodriguez sull’incredibile velocità di Salah

“Non ho mai visto molte partite alla tv. Quando il Villarreal prese Giuseppe Rossi dallo United rimasi un po’ sorpreso. Era basso, tozzo. Poi ho scoperto un fenomeno. La stessa cosa mi è capitata con Momo. In allenamento facevamo molte partite nello spazio corto e lui soffriva. Poi un giorno abbiamo allungato il campo e addio. Ha iniziato a correre e non lo fermava nessuno: ‘O sono diventato scarso io o è fortissimo lui‘.

Sul sogno Scudetto ai tempi di Paulo Sousa

“Se ci abbiamo mai creduto? La squadra era matura, dopo Natale però non siamo riusciti a conservare la stessa velocità. Siamo arrivati stanchi fisicamente, dato che giocavamo pure l‘Europa League e che a scendere in campo erano sempre i soliti 14. La società lì doveva fare il salto. Forse era arrivato il momento di prendere qualcuno sul mercato.

Conclude Gonzalo Rodriguez ricordando Astori

Era sempre il primo compagno che abbracciavo quando la squadra faceva gol. Era lì, accanto a me. Esultare è stata una gioia rara che ci ha unito“.

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