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Milan, Forbes difende i rossoneri ed attacca duramente la UEFA

La clamorosa sentenza della UEFA contro il Milan per il mancato rispetto del Fair Play Finanziario sta avendo un eco incredibile in giro per il mondo. Il dibattito che si è scatenato si divide a metà tra chi accusa i rossoneri e chi la UEFA. Tra questi a sorpresa spunta una testimonianza autorevole a favore dei rossoneri: la testata Forbes infatti si è scagliata contro la UEFA spiegandone accuratamente i motivi.

L’analisi di Forbes

Prima l’ironia della sentenza con riferimento a Berlusconi: “C’è una generosa dose d’ironia nell’idea che il primo Milan post-berlusconiano sia stato azzoppato in un’aula giudiziaria. Dove il Milan berlusconiano aveva visto la luce, e con un’ingombrante retrogusto di quella giustizia politica che, a torto o a ragione, l’ex patron della società ha denunciato per oltre vent’anni”

La ratio dichiarata della riforma era lodevole: ricondurre alla continenza contabile le società, avvinte in una spirale di spesa-deficit-debito che minava la sostenibilità economica dell’industria del pallone, e assicurare al contempo l’equilibrio competitivo del sistema. Sotto il primo profilo, invero, è difficile negare che il FFP abbia dato un significativo contributo nella direzione auspicata.

Rispetto al secondo proposito, viceversa, i risultati appaiono fallimentari: il Financial Fair Play dimostra di essere tutt’altro che fair, per ragioni contingenti e strutturali. All’apparente chiarezza dei suoi principi ispiratori – l’equilibrio tendenziale tra entrate e uscite, con il rifiuto del modello del mecenatismo sportivo, e l’assenza di debiti scaduti verso atleti, altre società e autorità – fa, infatti, da contraltare un elevato margine di discrezionalità nell’applicazione della disciplina ai casi concreti: il tutto a scapito della credibilità del meccanismo, oltre che delle stesse istituzioni che lo amministrano. Società come Manchester City e Paris Saint-Germain, per esempio, hanno ricevuto sanzioni piuttosto blande, grazie alla disponibilità degli organismi di controllo a “chiudere un occhio” su misure che hanno inflazionato i ricavi mediante il ricorso a (laute) sponsorizzazioni con parti correlate.

La difesa al Milan

Al contrario, il Milan sembra essere incappato in un giudizio punitivo, orientato – più che dall’effettivo stato dei conti di via Aldo Rossi – dalla diffidenza verso l’enigmatico azionista di controllo Yonghong Li: diffidenza forse comprensibile, ma certamente estranea ai parametri normativi del FFP, le cui valutazioni dovrebbero restare limitate allo stato di salute finanziaria del club. Per queste ragioni, se la mancata conclusione del voluntary agreement poteva forse spiegarsi sulla base di proiezioni di crescita eccessivamente ottimistiche, il rifiuto del settlement agreement già evidenziava una severità non giustificata dalla situazione dei rossoneri, che – pur venendo da deficit considerevoli – denotavano un indebitamento gestibile e prospettive di rientro comparabili a quelle che avevano portato, in altri casi, al patteggiamento. L’esclusione dalle coppe ha certificato questa disparità di trattamento”.

Il male del FFP

Questo precedente rischia di privare le squadre meno competitive dell’unica strategia in grado di colmare nel medio termine l’intervallo che le separa dalle prime della classe, esacerbando una controindicazione che i critici più avvertiti del FFP illustrano sin dal suo esordio. Il pericolo, insomma, è che l’attuale assetto regolamentare finisca per cementare la supremazia delle squadre più ricche – supremazia che, in un contesto caratterizzato da una robusta correlazione tra capacità di spesa e risultati sportivi, si traduce in una sempre maggiore concentrazione degli allori: basti pensare che la Juventus ha vinto gli ultimi sette campionati italiani, il Bayern Monaco gli ultimi sei campionati tedeschi, il PSG cinque degli ultimi sei campionati francesi, il Real Madrid quattro delle ultime cinque Champions League. È per questo che, se il Milan impugnerà la decisione dell’Uefa innanzi al Tribunale arbitrale dello sport, i suoi tifosi non saranno i soli a sperare che ci sia un giudice a Losanna

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