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Nessuno tocchi Caino: in risposta al “caso” dei cori razzisti dei baby calciatori

A cura di Armando Fico

Beati voi che trovate le forze per indignarvi per così poco. Beati voi, il cui limite è rappresentato da una maglia e da dei colori senza badare a chi li indossa. Beati voi, che siete capaci di convivere con dei vincoli morali così rigidi e rigorosi…

Anzi no. Poveri voi che strumentalizzate dei poveri ragazzi non ancora quindicenni per giustificare il vostro odio piuttosto che la vostra sete di rivincita e sopraffazione ammantata di giustizia. Poveri voi che avete invocato punizioni (ottenendole, peraltro) per dei ragazzi vittima di una narrazione sportivo-sociale deviata e distorta proprio dai vostri pregiudizi, dai vostri conflitti, dai vostri disvalori… e poveri noi, che non riusciamo a (spesso non vogliamo) veicolare fino in fondo i messaggi meravigliosi di questo sport.

Nessuno tocchi Caino, figlio e vittima dello stesso male che l’ha generato.

Figlio dell’emulazione tipicamente bambinesca di personaggi divenuti miti sui social e per questo totalmente fuori controllo, mitomani in realtà resi intoccabili e impuniti da un sistema che invece ora non esita a calare la scure della sua reprimenda sui più piccoli.

Vanno educati affinché non si ripetano più atti del genere. Giustissimo. Ma signori, quale sarebbe la colpa da far espiare? Il coro in sé o la giovanissima età? Pare più la seconda, a questo punto, considerato che nessuno dei loro idoli ha mai pagato per aver intonato parole e fatto azioni (anche più) sgradevoli verso Napoli ed i napoletani.

Ecco, il punto è l’esempio

Ed una volta di più chi doveva darlo ha fallito, infliggendo a dei bambini (perché di bambini si parla, alla fine) una punizione e lasciando invece correre le scorrettezze dei più grandi; che così continueranno imperterriti nei loro delirii. L’esempio, sul campo come in famiglia, è il vero punto di svolta. E nessuno – nessuno! – è stato in grado di darlo fino in fondo a questi ragazzi. Altrimenti le cose sarebbero andate diversamente; altrimenti non sarebbero stati “corrotti”, non avrebero sbagliato.

Nessuno allora tocchi Caino, vittima sacrificale, perché nulla si è fatto per aiutarlo.

Nessuno tocchi Caino, figlio e vittima dello stesso male che l’ha generato.

Nessuno nemmeno si indigni

A cura di Armando Fico

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