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Sampdoria, Giampaolo: “Voglio restare quanto più tempo possibile”

Genova-Giampaolo, un binomio ormai perfetto. Su sponda blucerchiata il tecnico ex Empoli ha trovato la sua dimensione riuscendo a realizzare la sua idea di calcio. In un’intervista a Repubblica, l’allenatore nativo di Bellinzona ha parlato del suo futuro.

Le parole di Giampaolo

Sapete chi cambierà il gioco della Sampdoria? Quello che verrà dopo il giugno del 2020, alla scadenza del mio contratto, chi mi subentrerà. Non prima, perché io resto almeno sino alla fine della mia intesa. O magari oltre, chissà. Da parte mia spero di lasciare la Sampdoria il più tardi possibile, è il mio presente e il mio futuro. Quando sarà, lascerò un grande profumo. La mia storia con questa società e con questa maglia si chiuderà in bellezza.

Vi ricordate due anni fa? Alla vigilia dissi ‘all in’, mi gioco il banco, mi gioco tutto. Mi piace questo termine, questo modo di approcciare la sfida. Anche se è chiaro che ora è tutto diverso. All’epoca c’erano tre mesi di lavoro, non avevo credibilità. Avevamo 8 punti, sconfitte a Bologna e Cagliari, due pareggi con Palermo e Pescara, effettivamente qualcosa mi giocavo, meglio non aver perso… Ora ci sono 29 mesi, il neonato è diventato grande. Ma il pensiero deve essere lo stesso, perché il derby non concede appelli, non dà vie di fuga, è una gara dove gli attributi sono fondamentali. Una sfida di calcio però, non una guerra. Se la vedi come una guerra, hai già perso. Noi ne abbiamo messo uno sulla fisicità, contro Ballardini, e lo abbiamo pareggiato. Negli altri tre abbiamo giocato a calcio e abbiamo vinto. Così dobbiamo fare, tattica, intensità, qualità e divertimento. Queste sono gare in cui devi mettere passione. Deve piacerti, giocarle”. 

Ancora sul futuro

“Io non posso lasciare la Samp, è un lusso che non mi posso permettere per il legame che c’è con l’ambiente, la società, i giocatori, i tifosi. Altri possono farlo, se vogliono, ma io non metto in discussione il mio rapporto con la Samp, oggi mi sento la Samp, sono la Samp, rappresento la Samp. Quando perdiamo, mi prendo sempre l’intera responsabilità della sconfitta, non do mai colpa ai giocatori. Se dico, impariamo ad alzare l’asticella, è per responsabilizzarli. Ma se non lo facciamo, la colpa è mia, che non li ho stimolati abbastanza. Io difendo la causa e anche il mio stare e quello dei miei collaboratori. Ogni frase che si pronuncia deve essere onesta, non ipocrita. Tengo al mio lavoro e all’opera di chi mi aiuta e so che lo posso difendere solo con l’Idea. Combatto ogni giorno ed è per quello che quando sarà, fra molto sia chiaro, andrò via alla grande. Sentirete una bella scia”. 

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