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Milan, Mirabelli: “Disastro cinese, mi fidavo di Berlusconi. CR7 voleva vincere l’Europa League!”

Intervenuto ai microfoni di ‘QSVS’ su Telelombardia, l’ex ds del Milan, Massimiliano Mirabelli, è tornato a parlare della sua tribolata esperienza in rossonero.

Le parole di Mirabelli

“Fassone ancora mio amico? Perché no? Sono cose giornalistiche…. La locandina delle undici cose formali? É stata strana ma è lavoro di altri, io non ne sapevo niente. In qualsiasi società e squadra una sessione di mercato è poco. Ricordate da dove ripartiva il Milan: avevamo necessità di avere uno zoccolo duro con la consapevolezza delle questioni UEFA. In quel mercato potevamo fare qualcosa in più e volevamo fare una squadra giovane (eravamo i più giovani in Italia, i terzi più giovani in Europa) e abbiamo fatto mercato in uscita altrettanto importante che ha rappresentato un ricavo positivo. Non avevo paura di fare brutte figure, ero tranquillo perché quando Berlusconi dà il Milan ai cinesi si parla di un grande uomo, grandi avvocati e grandi banche d’affari. Berlusconi aveva detto che loro, i cinesi, avrebbero fatto quel che lui non poteva più fare. Gli acquisti sono stati tutti pagati.

Un conto è fare il mercato incassando, un altro dando soldi e l’unica volta dove non ci sono state buone uscite nella storia del Milan è solo sotto la nostra gestione. Alcuni procuratori hanno festeggiato quando siamo andati via perché tutti i giocatori in uscita non hanno avuto incentivi all’esodo. I nostri stipendi era normale per un club come il Milan, tra entrate e uscite il disavanzo è di 160 milioni”.

L’arrivo di CR7 alla Juventus

“Io e Fassone non ci siamo contraddetti. C’è stata la possibilità… Mi è stato detto che c’erano le possibilità di prenderlo. Non ci siamo illusi: posso assicurare che se ci fosse stata la proprietà attuale Cristiano Ronaldo in questo momento giocava al Milan: matematicamente. Niente Champions? Ronaldo ci ha detto: ‘l’Europa League non l’ho mai vinta e vincerò anche quella’. Ero convinto: io mi sono seduto con l’agente e la mia parte era finita, io avevo definito un po’ tutto, anche l’ingaggio e il prezzo del cartellino. Non avevo paura di fare brutte figure, ero tranquillo perché quando Berlusconi dà il Milan ai cinesi si parla di un grande uomo, grandi avvocati e grandi banche d’affari”.

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