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Milan, Scaroni: “Non cerchiamo soci di minoranza. Ibrahimovic? Lo adoro…”

Lunga intervista a La Gazzetta dello Sport per Paolo Scaroni, presidente del Milan che ha svelato i progetti per il futuro del club rossonero tra mercato e la possibilità che entrino nuovi soci.

Le parole di Scaroni

“Quando il Milan tornerà a sollevare la Champions? Nel calcio ci sono due montagne da scalare contemporaneamente, quella sportiva e quella economica: sono intrecciate e tenute insieme dal Fair play. Il ragionamento è complessivo e deve portare a cambiare le logiche di espansione del nostro campionato. Dobbiamo guardare all’Oriente e in America, perché per riportare qui i grandi campioni tutto passa dall’audience mondiale. Il Milan potrebbe essere avvantaggiato: è il club italiano con il maggior numero di tifosi sparsi nel pianeta. Non vogliamo restino vecchi signori che ricordano vecchie glorie, vogliamo tornare a livelli economici e sportivi eccellenti”.

In questo momento però la Juventus vi precede: è un modello?

“É l’unica società che si è messa a percorrere la strada dei club inglesi, nello stadio, nel gestire la tifoseria a livello internazionale, nella preparazione digitale. È un modello, certo. Ma lo dico anche se Agnelli non condividerà: vincere sette scudetti di fila è un bellissimo record, ma ormai i titoli nazionali perdono peso in favore delle competizioni europee. In Cina o in Brasile guardano le coppe più che i campionati. Per questo preferisco un Milan qualificato tre volte in Champions piuttosto che vincere uno scudetto”.

Milan-Juve è anche l’ultima sfida di campionato: deluso dal k.o.?

“Il Milan non mi è spiaciuto, e oggi perdere contro la Juve ci sta. Noi lo abbiamo fatto per colpa di due episodi. Nell’insieme ho visto carattere e voglia di combattere nonostante le tante assenze che ci penalizzano. Aver interrotto una serie positiva non mi allarma, al contrario degli infortuni”.

O delle squalifiche: Higuain salterà almeno la prossima partita. Subirà anche una multa?

“Salvini ha espresso un parere durissimo ma ha parlato da tifoso. Anch’io lo sono ma in certe situazioni devo vedere le cose con distanza, ho la necessità di prendere delle decisioni. Higuain è normalmente piuttosto nervoso, con la Juve a maggior ragione. E dopo aver sbagliato un rigore cruciale era nervoso al quadrato. Guardo all’episodio da due diversi punti di vista. Da quello negativo parliamo di un professionista di 30 anni e non di 18, deve sapersi trattenere. Da quello positivo, e il ricorso viene da qui, non ha insultato nessuno, ha controllato meglio la sua lingua del suo corpo. Sarà poi lui stesso a spiegare la propria versione alla corte. Sottolineo che di questo momento di sbandamento ha chiesto scusa, a noi tutti e all’arbitro. Era davvero costernato. Alla fine del processo, non a metà, vedremo se intervenire anche noi come società”.

Davanti a un tribunale finirà presto anche il Milan, a Nyon. Quale sarà la strategia?

«Vado in Svizzera lunedì, l’audizione sarà martedì mattina alle nove e mezza. In queste ore invieremo tutta la documentazione e ci auguriamo che ogni cosa proceda per il verso giusto. A decidere saranno magistrati della corte europea, totalmente indipendenti. In più non hanno un compito difficilissimo: sul fatto che nel periodo tra il 2014 e il 2017 la società abbia violato i vincoli del Financial Fair play entrambe le parti concordano. Va solo stabilita una sanzione proporzionata alla colpa, come ha chiesto il Tas di Losanna. L’analisi del bilancio futuro è uno step successivo e avverrà in primavera”.

Condivide i principi dell’Uefa?

“Ha fatto bene a dotarsi di questo strumento, anche se certi meccanismi devono essere affinati. Buttare valanghe di soldi senza dover rendere conto a nessuno e poter giocare un campionato senza contendenti non va bene. In casi come il nostro è difficile star dentro certi parametri: se vuoi riprendere la posizione sportiva che credi ti competa, devi fare degli investimenti. Ma oggi è inutile comprare perfino Messi, se poi ti possono vietare di farlo giocare. Bisogna puntare sui giovani, crescerli a zero euro e rivenderli a 30-40 milioni è il modo migliore per realizzare profitti che poi ti permettono di fare altri acquisti. E i tifosi capirebbero”.

Ibrahimovic e Pato non sono esattamente due ragazzi, eppure il Milan valuta l’investimento. È d’accordo?

“È un altro discorso, Ibrahimovic per esempio sarà libero di scegliere la sua nuova squadra. È un giocatore fantastico, da tifoso lo adoro per l’altezza abbinata all’agilità. Sul mercato però non decido io. E il mio giocatore preferito in assoluto ce l’ho già in squadra: Suso”.

Sull’allenatore sceglie lei? Si dice che dopo Milan-Betis avrebbe chiesto l’esonero di Gattuso.

“Gli allenatori si valutano sui risultati. Oggi il Milan va più forte dell’anno scorso e Rino ha fatto meglio del suo predecessore. Dunque il tema non si pone. In più vedo che la squadra ha assorbito la sua grinta, anche se sarebbe meglio non si trasformasse in proteste. È vero che il primo tempo con il Betis mi ha rattristato profondamente ma, seppur con i lacrimoni, non mi è mai sfuggita alcuna battuta sull’esonero. E il Betis s’è rivelato una gran bella squadra: Lo Celso è fortissimo e ultimamente i nostri avversari europei sono stati capaci di farne quattro al Barcellona”.

Prima ancora c’era stato il derby. Nella sfida con l’Inter in che posizione partite?

“Il prossimo derby voglio vincerlo, ma quando gli interisti non sono un mio competitor diretto non ho ostilità particolari. Contro il Tottenham tifavo per loro. Mi piacciono perché sono grandi, grossi e forti. Ma per essere l’anti Juve hanno troppi inciampi. Con Marotta non c’è mai stata trattativa, avevamo già scelto il nostro a.d.. Lo stesso vale per Paratici: l’ho visto una volta, ma allo stadio”.

Avete mai cercato Conte?

“Magari non me l’hanno detto, ma io non l’ho mai sentito menzionare da nessuno. E personalmente non ho nemmeno il suo numero di cellulare”

La qualificazione in Champions sarà decisiva per tirare le somme?

“In tutte le carte del nostro business plan di quest’anno non prevediamo la Champions. L’anno prossimo sì, se non la centrassimo servirebbe un piano B. È chiaro che noi dovremmo esserci sempre, perché è il traino che tira dietro tutto”.

Leonardo e Maldini stanno lavorando bene?

“Sono un nostro grande successo, hanno dato stabilità e competenza a un club che negli ultimi anni le aveva perse per strada. Paolo l’ho visto benissimo, è sereno. Essere in tandem con Leo, che ne fatte tante, gli ha semplificato le cose”.

Lo stadio è un altro mezzo?

“E’ al primo posto. Io ho fatto un’inversione a “U” rispetto alla precedente proprietà, vorrei uno stadio nuovo insieme all’Inter: un modo per dimezzare investimenti e manutenzioni raddoppiando il valore degli sponsor. Con più partite ogni settimana tra coppa e campionato la visibilità sarebbe pazzesca. Lo stadio aumenta i ricavi di 40-50 milioni l’anno e un grande sponsor potrebbe dargli il nome, avremmo la coda di aziende internazionali interessate all’investimento. E incasseremmo molto più di quello che fanno a Torino con l’Allianz”.

Un nuovo socio di minoranza è un’altra strada percorribile?

“Non ci sono trattative, zero, nessun socio in vista e nemmeno lo si cerca. Elliott (che ieri ha smentito ufficialmente, ndr) ha un disegno di ampio respiro da realizzare in 3-5 anni. Deve prima creare valore se un giorno vorrà disinvestire. È quello che un fondo fa di mestiere e i loro numeri, dal 1978 a oggi, dicono che lo fanno benissimo. Se poi arriva un compratore fantastico chissà, ma ora non esiste  una simile prospettiva. Gordon Singer segue attentamente la parte investimenti, acquisti e cessioni”.

Berlusconi e Galliani si fanno sentire?

“Ho una quota del Vicenza e quando abbiamo battuto il Monza sembravamo il Real. Adriano è un tifosissimo rossonero e un grande esperto di calcio, se parla lo ascolto. Berlusconi mi chiama ogni tanto, ha le sue idee, molto decise”

E Mister Li si è più fatto vivo?

“Non so dove sia finito. A posteriori non è stata un’operazione di successo né per il Milan né per lui”.

Sui soci di minoranza.

 “Non ci sono trattative, zero, nessun socio in vista e nemmeno lo si cerca. Elliott (che ieri ha smentito ufficialmente, ndr) ha un disegno di ampio respiro da realizzare in 3-5 anni. Deve prima creare valore se un giorno vorrà disinvestire. È quello che un fondo fa di mestiere e i loro numeri, dal 1978 a oggi, dicono che lo fanno benissimo. Se poi arriva un compratore fantastico chissà, ma ora non esiste una simile prospettiva. Gordon Singer segue attentamente la parte investimenti, acquisti e cessioni”.

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