Serie A

Barcellona, Boateng: “Che ricordi lo scudetto vinto col Milan”

Boateng ai Signori del Calcio – Anche Kevin Prince Boateng, nuovo centrocampista del Barcellona, finisce tra “I Signori del calcio”, rubrica di Sky Sport che sabato sera alle 23.30 manderà in onda l’intervista integrale all’ex Sassuolo di cui vi proponiamo alcuni stralci.

Boateng ai Signori del Calcio, le sue parole

“Io penso che senza calcio non sarei intelligente come lo sono oggi. Perché tutti pensano che la parola calcio voglia dire stare in campo o fare un gol o un colpo di tacco. Però, a me ha aiutato a diventare più intelligente, più aperto e imparare tante lingue. Il calcio è qualcosa di più di tirare in porta e fare gol. È questa la cosa che bisogna sapere, anche per i giovani. Perché oggi vediamo Neymar fare un numero e tutti lo applaudiamo. Certamente lui è uno dei giocatori più forti, vogliamo essere tutti come lui. Però, il calcio è qualcosa di più: un’occasione per imparare le lingue e arrivare ad un livello mentale che, forse, non avresti mai pensato di poter raggiungere”.

L’importanza del calcio

“Certamente, perché con il calcio cresci in un mondo diverso. Perché conosci diverse lingue, vedi diversi colori e diverse culture. Dobbiamo sfruttare di più questa cosa, perché, come ho detto, tanti vedono il calcio come un modo per fare soldi velocemente e di diventare famoso. Certo, se sei bravo diventa tutto così semplice. Però, anche i giocatori che hanno, forse, meno talento hanno la stessa possibilità di venire a contatto con tante altre culture e religioni. Questo lo dobbiamo sfruttare e penso che non lo facciamo abbastanza come movimento calcistico.

 Sono cresciuto e sono diventato un uomo al Milan perché giocavo con uomini, non giocavo più con ragazzi, lì giocavo con uomini veri. Questa idea di diventare uomo mi ha fatto sempre un po’ paura. Perché pensavo che quando sarei diventato uomo avrei dovuto smettere di giocare e avrei dovuto trovare un lavoro. Lì mi ha aiutato a diventare uomo. Ci sono stati tanti giocatori che mi hanno mostrato come si fa a esserlo. Il momento più bello? Lo scudetto l’ho vissuto in ogni partita. Veramente non ho mai pensato allo scudetto, poi nell’ultimo mese certamente mi sono detto “è lì e lo dobbiamo prendere”. Quante emozioni, era veramente come un film! Quando ha fischiato l’arbitro io non sapevo cosa fare, perché era il primo trofeo importante vinto come protagonista e non sapevo davvero cosa fare. Ho abbracciato tutti. Tantissime emozioni, bellissimo”.

Il razzismo nel calcio

“Certamente si possono fare tante cose, io penso che l’ultima cosa che debba fare un giocatore è fermarsi. Io l’ho fatto dalla rabbia e dall’emozione. Però, non dobbiamo arrivare a questo perché siamo esempi e idoli per i bambini e non può essere un esempio per un bambino “fermare il gioco” quando a te non piace una cosa. Dopo, stiamo parlando di razzismo e di non avere rispetto per una persona. Ci sono tante cose che possiamo migliorare come società, come calcio in generale. Possiamo fare molto di più. Se significa aiutare e dare segnali abbracciandosi ad ogni partita o ogni giorno lo dobbiamo fare. Chiudere lo stadio è una sconfitta per tutti perché se alla fine chiudi uno stadio hanno vinto gli altri”.

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