Serie A

Pirlo: “Non volevo arrivasse questo momento. In futuro potrei allenare”

Addio Pirlo: “Tra i tanti allenatori avuti, Conte è al primo posto…”

Il prossimo 21 maggio a San Siro il centrocampista Andrea Pirlo darà il suo addio definitivo al mondo del calcio con tanto di ultima partita da giocare con vecchi compagni ed amici. Il campione di Brescia si è concesso ad una lunga intervista per ‘Vanity Fair’ dove ha dichiarato: “Non volevo arrivasse quel momento in cui la gente si guarda in tribuna dopo un tuo lancio fuori misura o un tuo tiro sbagliato e pensa: Pirlo è vecchio, è finito, non regge più. Non l’avrei sopportato. Un piano B non l’ho mai avuto. Ho cominciato a giocare con mio fratello, con le palline di spugna. Ho sempre pensato che giocare a calcio fosse il mio destino.

La sua squadra “ideale”:

Nella mia squadra prenderei Nesta in difesa: con Ale ho diviso per anni la camera nei ritiri con la nazionale. Ronaldo il Fenomeno davanti: ci ho giocato all’Inter. Buffon in porta. Io in mezzo, ma mi porto Gattuso a guardarmi le spalle”.

Sugli allenatori:

“L’allenatore ideale? Ne ho avuti di straordinari, da Mazzone che mi cambiò ruolo spostandomi da trequartista a playmaker davanti alla difesa, ad Ancelotti, un altro fratello. Ma Conte li supera tutti. Ho avuto la fortuna di incontrarlo al momento giusto, dopo l’addio al Milan nel 2011. Conte mi ha insegnato molto. Ma tutti mi hanno lasciato qualcosa. L’inglese Hodgson all’Inter mi chiamava Pirla: non lo faceva apposta, era un problema di lingua, non conosceva bene l’italiano. Ho davvero vinto tutto quello che c’era da vincere, se mi volto indietro penso di essere stato fortunato.

Il Pallone d’Oro:

Il Pallone d’Oro? No, non è mai stato un pensiero fisso. E sono contento anche del mio percorso professionale. C’è stato più di un momento in cui potevo andare all’estero, ma alla fine è andata così e mi sta bene.

Sul suo futuro:

Il futuro? Ho tanto tempo per pensarci, vedremo, ma non c’è fretta. Per ora mi godo i miei figli. Mi piace viaggiare, non sono per niente abitudinario. A giugno andrò al Mondiale in Russia per i miei sponsor. Seguo le attività di famiglia. E poi gioco molto a golf: ho 13 di handicap, non sono ancora ai livelli di Shevchenko o di Van Basten, loro sono davvero forti. Allenare? Prima devo prendere il patentino, ma sì, potrebbe essere un’idea”.

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