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Accadde Oggi 15 aprile 1989, la strage di Hillsborough

A cura di Francesco Maria Romano

Il 15 aprile 1989, alle ore 15.00, è in programma il replay della semifinale di F.A. Cup tra Liverpool e Nottingham Forrest. La Football Association ha scelto come campo neutro in cui disputare il match l’Hillsborough Stadium, casa dello Sheffield Wednesday.

Preludio al disastro

Come spesso accade, la tragedia è figlia di molti fattori ed eventi che, nel corso degli anni, hanno incasellato tutte le tessere di un drammatico mosaico di morte.

Il primo fattore è lo stadio. Costruito nel 1899, l’impianto di Hillsborough è il tipico stadio inglese degli anni Settanta e Ottanta. Le tribune (‘stand’) sono gradoni di cemento, separate dal terreno di gioco da un’alta recinzione metallica, una misura di sicurezza piuttosto diffusa all’epoca.

Nel caso specifico di Hillsborough, la tribuna ovest (Leppings Lane) è frazionata in quattro settori recintati. Tale modifica (apportata a seguito degli scontri tra i tifosi del Wolverhampton e quelli del Tottenham durante la semifinale di F.A. Cup del 1981) invalida il certificato di agibilità dello stadio che non verrà mai rinnovato. Per questo, l’impianto non ospita più una semifinale di F.A. fino al 1987. Un anno più tardi, la F.A. designa lo stadio di Sheffield per la semifinale tra Liverpool e Forrest; i tifosi dei Reds si ritrovano proprio nella Leppings Lane e come avevano fatto quelli del Leeds un anno prima, lamentano disorganizzazione e affollamento eccessivo.

Costruzione della tragedia

Altro fattore determinante risulta – fatalmente – l’organizzazione logistica. Ai tifosi del Nottingham Forrest vengono destinate la gradinata Sud e la Spion Kop che, assieme, possono ospitare quasi 30.000 persone e sono servite da 60 tornelli di accesso. Ai supporters del Liverpool, invece, sono riservati gli altri due settori, nel complesso meno capienti (poco più di 24mila posti) e serviti da meno tornelli (23), malgrado i Reds potessero – prevedibilmente – contare su di un maggiore seguito. Inoltre, per evitare che le due tifoserie vengano a contatto, gli accessi da est alla gradinata Nord vennero chiusi ai tifosi del Liverpool i quali, pertanto, dovettero convergere in massa all’ingresso di Leppings Lane.

Cronologia del disastro

All’apertura dei cancelli, i supporters dei Reds, spinti dalla calca, imboccano il tunnel che porta ai recinti centrali della Leppings Leane (settori 3 e 4), i quali sono già saturi attorno alle 14.50. Poco dopo, la Polizia ordina l’apertura dell’ingresso C per alleggerire la pressione. Una torma di circa 2000 persone si riversa verso il segmento centrale della tribuna poiché – per ragioni rimaste inspiegate – le forze dell’ordine non deviano il flusso di tifosi verso i settori recintati laterali.

Visto il sovraffollamento, molti iniziano a scavalcare le reti divisorie per prendere posto nei settori laterali (1 e 5) della tribuna. Una stima fatta in seguito stabilirà che nei recinti 3 e 4 c’erano circa 3000 persone, quasi il doppio della capienza ‘di sicurezza’ (1600). Alle ore 15.00, quando centinaia di persone stanno ancora cercando di entrare, la gara comincia.

Alle 15.05 crolla una recinzione del settore 3 della Leppings Lane. Un minuto dopo, un agente di polizia a cavallo entra in campo e ordina all’arbitro di sospendere la gara. Frattanto, i giocatori guadagnano gli spogliatoi mentre la situazione degenera: la calca si riversa sul terreno di gioco, gli stessi tifosi provano ad assistere i feriti utilizzando i cartelloni pubblicitari e le transenne ma molte delle vittime perdono la vita in piedi, sulle tribune, per asfissia da compressione.

La risposta delle autorità è lenta e scoordinata. Allo stadio arrivano 42 ambulanze ma solo tre riescono ad accedere al terreno di gioco; in aggiunta, il personale medico non riceve istruzioni precise e la confusione regna sovrana nel momento di maggiore bisogno; anche l’intervento dei vigili del fuoco, che devono farsi strada attraverso le recinzioni metalliche, è piuttosto inefficace. Il bilancio finale è atroce: 96 vittime e 766 feriti.

Le prime indagini

Dopo il disastro, viene subito aperta un’indagine. Il rapporto stilato dal Ministro della Giustizia Taylor punta il dito contro l’operato della Polizia, in particolare contro il Sovrintendente Capo David Duckenfield; eppure, alla fine dell’inchiesta, causa insufficienza di prove, nessun soggetto viene incriminato. Duckenfield, che in quel tragico 15 aprile era al suo primo incarico a capo del servizio di sicurezza per un evento del genere, in seguito lascerà la Polizia.

Le false accuse del ‘Sun’

Alcuni fans hanno derubato le vittime”, “Alcuni fans hanno urinato sui cadaveri inermi”. Sono queste le accuse (del tutto infondate) contro i tifosi del Liverpool contenute nell’editoriale intitolato “The Truth” (“la verità”) in prima pagina sull’edizione del 19 aprile del ‘Sun’. Kelvin McKenzie, all’epoca direttore del giornale, si è pubblicamente scusato nel 2012, scaricando la colpa su di un’agenzia di stampa di Sheffield e un Tory membro del Parlamento. Ciononostante, il quotidiano è ancora oggi largamente boicottato nella regione di Liverpool. Nel 2017, sia Everton che Liverpool hanno negato l’accesso agli inviati del Sun dopo la pubblicazione di una prima pagina sulla strage dell’Hillsborough.

La sentenza del 2017

Nel 2012 il primo Ministro David Cameron ordina la riapertura delle indagini. La sentenza arrivata nel 2017 condanna sei persone, tra cui Duckenfield, per omicidio involontario per grave negligenza. Gli altri incriminati sono: l’ispettore Norman Bettison (falsa testimonianza), Graham Henry Mackrell (segretario e addetto alla sicurezza dello Sheffield Wednesday), Peter Metcalf, avvocato della South Yorkshire Police, accusato di depistaggio, così come Donald Denton e Alan Foster.

A cura di Francesco Maria Romano

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